Attualità
Aggressioni
16/09/2024

Aggressioni, sanitari in piazza: se non si agirà sarà astensione da lavoro. Schillaci: norma a breve

“Non siamo più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri e in condizioni psicologiche tali da non assicurare cure adeguate ai nostri pazienti”, avvertono i sindacati

Manifestazione Foggia_2

“Non siamo più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri”, “se le risposte” contro le aggressioni agli operatori sanitari “si faranno attendere, proclameremo lo stato di agitazione cui seguirà l’astensione dal lavoro nei modi e nei tempi che riterremo più opportuno”. Queste le parole di Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed e Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo-Fesmed, promotori dell'iniziativa di protesta in corso davanti al Policlinico Riuniti di Foggia, teatro di uno degli ultimi episodi di violenza in corsia. Si sono riuniti questa mattina alle 11.30 all'ingresso del Policlinico medici e personale sanitario per dare concretezza alle proteste che da settimane stanno portando avanti. Arriva però la risposta di sostegno da parte del ministro della Salute Orazio Schillaci che assicura: "Nel giro di un mese vogliamo portare a casa la nuova misura normativa" anti-aggressioni agli operatori sanitari, ma "c'è necessità anche di formazione degli operatori" e di far capire ai cittadini il "valore di chi si prende cura di noi".

“La manifestazione di oggi a Foggia, ha visto la partecipazione di centinaia di colleghe e colleghi, che hanno voluto denunciare l’assoluta gravità di un atto barbaro nei confronti di professionisti che dedicano la loro vita a curare le persone”, dichiarano Quici e Di Silverio. I sempre più numerosi episodi di aggressione a danno degli operatori sanitari sottolineano che la sanità è in piena emergenza sociale e come tale l’emergenza va affrontata in modo deciso e risolutivo. “Non siamo più disposti a lavorare in ambienti poco sicuri e in condizioni psicologiche tali da non assicurare cure adeguate ai nostri pazienti. Il rispetto del nostro codice deontologico non verrà mai messo in discussione ma non siamo più disposti a porgere l’altra guancia”. Anche lo Smi, il Sindacato Medici Italiani ha aderito alla manifestazione. "Il consiglio nazionale del Sindacato Medici Italiani ha dato mandato alla segreteria nazionale di indire lo stato di agitazione per porre all'attenzione della politica e della cittadinanza la crescita della violenza contro i medici e sanitari: un fenomeno indegno di un Paese civile, che ha ormai ha superato i livelli di guardia e rischia ancora di più di depauperare gli organici sanitari, soprattutto nelle aree critiche, già in sofferenza". È quanto ha affermato la segretaria generale del sindacato Pina Onotri. "Lo stato di agitazione è finalizzato anche a denunciare che gli stanziamenti previsti per la sanità per il 2025 e per il 2026 sono nettamente insufficienti a riportare le performance del servizio sanitario nazionale ai livelli pre-pandemia. La legge sull'autonomia differenziata peggiorerà ancor di più la situazione e a farne le spese saranno i cittadini soprattutto i più fragili", ha aggiunto l'esponente sindacale che ha chiesto che "le risorse spese per l'acquisto delle armi vengano, invece, investite sulla salute dei cittadini".

Arriva la solidarietà ai colleghi anche da parte del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. “Scendere in piazza oggi è molto importante: è ora di dire basta a tutta questa violenza. Il diritto alla salute che i professionisti garantiscono non può essere disgiunto dal diritto alla sicurezza", sottolinea Anelli. In un'intervista a 'il Giornale', Anelli evidenzia come "il diritto alla salute che i professionisti della salute garantiscono - avverte - non può essere disgiunto dal diritto alla sicurezza. Senza sicurezza, difficilmente l'assistenza potrà essere garantita con la massima efficienza. Questi episodi che alimentano la paura e l'angoscia spingeranno sempre più i professionisti ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale. L'effetto sarà la compromissione non solo della qualità e dell'universalità dell'assistenza, ma anche della stabilità sociale, così importante in questo momento storico". L'arresto in flagranza differita per chi aggredisce il personale sanitario - come avvenuto la scorsa settimana per un 18enne che aveva preso a calci e pugni un infermiere - “come misura d'emergenza può essere molto utile e un ottimo deterrente”, ha precisato Anelli. "Per questo chiediamo venga firmato velocemente il decreto legge", perché "abbiamo fretta di portare sicurezza all'interno degli ospedali per far lavorare bene i medici, non con addosso la paura". Ma affinché la flagranza differita possa essere attuata, e soprattutto per permettere un intervento immediato in caso di violenze, "è fondamentale investire nella videosorveglianza, carente in molte strutture". "Nel Pnrr - ricorda Anelli - ci sono 7,5 miliardi di euro dedicati agli ospedali: una parte di questi può essere impegnata nelle telecamere. Occorre una telesorveglianza organizzata - precisa - con impianti collegati alle centrali delle forze dell'ordine per garantire un intervento tempestivo, e non solo un filmato da usare a posteriori per identificare le persone violente". Quanto alla proposta di un Daspo sanitario, 3 anni di cure a pagamento per gli aggressori, "penso sia un ottimo contrappasso: chi è violento e distrugge l'ospedale non ha più diritto alla gratuità delle visite programmabili", osserva il numero uno dei medici italiani. Tuttavia "gli uffici legali sollevano dubbi sulla costituzionalità di questa ipotesi perché non deve ledere il diritto alle cure per tutti. Inoltre l'iter legislativo per approvarlo sarebbe molto lungo. Quindi diciamo che per ora va bene il decreto legge sull'arresto".

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