Una comunità "in salute" presuppone il coinvolgimento attivo di tutti gli Stakeholders di un territorio e di un sistema, partecipi attivamente di una responsabilità condivisa nel costruire e offrire a tutta la propria popolazione servizi integrati e a rete nella dimensione aggregativa, sociale, sociosanitaria e sanitaria, e nella promozione di una salute globale e di prossimità.
Nell'ottica di implementare pertanto nuovi modelli di promozione del ben-essere della popolazione, si rende oggi necessario valorizzare sempre più le attività di prevenzione, screening e presa in carico precoce delle cronicità, con un progetto di vero e proprio Community Building territoriale che metta al centro in modo comunitario la personalizziamo delle cure.
E la progressiva ed inesorabile avanzata di nuove tecnologie ed ecosistemi digitali, unitamente a competenze sempre più profonde nella analisi ed interpretazione dei big data, consentono sempre più risposte terapeutiche personalizzate ed efficaci.
Ma le grandi sfide tecnologiche di oggi e del futuro richiedono un adeguato approccio etico, in grado di garantire al mutare della tecnica una congruente applicazione rispettosa dell'uomo, che deve continuare ad essere fine e non oggetto dell'innovazione.
Tutto ciò può' essere possibile attraverso la diffusione del "tecnoumanesimo", quasi un ponte che unisce le due sponde della tecnologia e dell'umano, e che può rassicurare sulla sostenibilità di una sua traduzione nella pratica in termini di equità di accesso e di eticità interpretativa.
Il nostro Paese ha dato prova, con la pandemia da Covid-19 di sapere affrontare l'ignoto con grande resilienza, ed è quindi in grado di costituire un paradigma etico che sia la stella polare in questi cambiamenti: la digitalizzazione deve essere umana, prima ancora che tecnologica.
La formazione in questa prospettiva è "driver dell'innovazione", ma non si tratta solo di una formazione accademica: ancor prima serve una formazione personale, che consenta di accettare il superamento dei modelli organizzativi tradizionali ripensandoli in maniera digitale. È una sfida culturale ma anche sociale, perché consentirà di migliorare l'accesso ai servizi e dunque il benessere della comunità. Quindi una sfida per i manager e gli operatori, ma anche per tutti i cittadini!".
Paolo Petralia
Direttore Generale ASL4 Liguria