Nonostante la situazione attuale sul versante COVID-19 sia molto tranquilla, con un numero di nuovi pazienti che nell’ultima settimana di marzo nel nostro Paese superava di poco i 600 casi settimanali (1), la popolazione a rischio dovrebbe essere invitata a effettuare comunque un richiamo primaverile della vaccinazione. A raccomandarlo sono i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitensi in base alle attuali conoscenze sul maggior rischio di andare incontro a una forma severa della malattia da parte dei soggetti anziani e sulle informazioni attualmente disponibili sull’efficacia dei vaccini (2), la cui composizione, in base alle recenti indicazioni dell’Ema, dovrà comunque essere aggiornata alla variante di SARS-CoV-2 attualmente dominante in tutto il mondo, la JN.1, in vista delle campagne di somministrazione 2024-2025 (3).
Per quanto riguarda la protezione offerta dalla vaccinazione le indicazioni emerse da uno studio realizzato dall’European Center for Disease Prevention and Control (4) dimostrano come il tempo trascorso dell’ultima dose di vaccino sia più importante del numero complessivo di dosi di vaccino ricevute. In particolare, le osservazioni raccolte in questo studio retrospettivo condotto in sei Paesi europei fra l’aprile 2022 e il marzo 2023 indicano che il richiamo consente di ripristinare la protezione molto rapidamente dopo la sua esecuzione, ma anche che la protezione tende a scemare nelle successive 24 settimane. Da qui l’importanza di raccomandare l’esecuzione periodica di dosi di richiamo, in primo luogo ai pazienti anziani e a tutti coloro che siano portatori di malattie o condizioni che espongono a un maggior rischio di evoluzione del COVID-19 verso una forma severa. L’organismo statunitense, che aveva già diramato la raccomandazione di sottoporre a una dose di richiamo primaverile tutti i soggetti con una condizione di immunosoppressione, estende ora l’indicazione a tutta la popolazione over 65. I dati continuano a dimostrare l’importanza del vaccino nel proteggere i soggetti a rischio di evoluzione verso forme severe di COVID-19, si legge nella comunicazione dei CDC, e la somministrazione di una dose addizionale di un vaccino aggiornato può consentire di ripristinare la protezione progressivamente ridottasi man mano che ci si allontana dal richiamo effettuato lo scorso autunno, garantendo così la protezione della popolazione anziana. Un intervento preventivo che si riflette positivamente sul singolo paziente, oltre che sull’intera collettività. Non bisogna infatti dimenticare che i ricoveri per forme severe di COVID-19 si verificano soprattutto in questa fascia della popolazione. I dati statunitensi mostrano come oltre la metà dei ricoveri verificatisi fra ottobre e dicembre 2023 si siano verificati proprio nei soggetti d’età superiore ai 65 anni. Il dato non è dissimile in Italia dove le rilevazioni settimanali effettuate dalla Cabina di Regia del Ministero della salute vedono sempre saldamente al primo posto dei ricoverati i pazienti della fascia d’età 80-89 anni.
Bibliografia
1) https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_bollettini_80_fileBollettino.pdf
2) https://www.cdc.gov/media/releases/2024/s-0228-covid.html#print 3
3) ema-recommendation-update-antigenic-composition-authorised-covid-19-vaccines-2024-2025_en.pdf (europa.eu)
4) Interim analysis of COVID-19 vaccine effectiveness against hospitalisation and death using electronic health records in six European countries (europa.eu)