Professione medica
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11/07/2024

Medici in fuga da Ssn, boom contratti temporanei e stipendi in calo. Il Rapporto Censis-Fnomceo

Nel nuovo Rapporto Fnomceo-Censis, “Il necessario cambio di paradigma nel Ssn: stop all’aziendalizzazione e ritorno del primato della salute” traspare come 8 italiani su 10 credano che se in questi anni la sanità ha retto

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Stop all’aziendalizzazione, oltre ad assumerli a tempo indeterminato, va ridato ai medici il “primato” nel Servizio sanitario nazionale, di cui essi sono il volto per dirla con il presidente Fnomceo Filippo Anelli. Sono cioè “coloro che possono tutelare la centralità della salute rispetto a qualsiasi altra esigenza anche di tipo economico”. Nel nuovo Rapporto Fnomceo-Censis, “Il necessario cambio di paradigma nel Ssn: stop all’aziendalizzazione e ritorno del primato della salute”, presentato a Roma, traspare come 8 italiani su 10 credano che se in questi anni la sanità ha retto, lo si debba all’impegno straordinario dei camici. In un contesto dove i cittadini sono disillusi e spesso costretti a ricorrere al privato anche per cure salvavita, la carenza crescente dei medici ha creato una sorta di tempesta perfetta. In ospedali e pronti soccorso, direttamente o tramite familiari il 44,5% degli italiani ha sperimentato situazioni di sovraffollamento, dal 39% nel Nord-Est, al 44-47% tra Nord Ovest, Centro e Sud-Isole. Il medico si trasforma spesso in capro espiatorio dei disagi, e le aggressioni per l’84,3% degli italiani vanno combattute con urgenza e provvedimenti efficaci. Il Ssn va invece troppo al risparmio. Nove italiani su 10 si dichiarano convinti e preoccupati del fatto che il vincolo di bilancio è stato troppo a lungo il perno delle decisioni di spesa in sanità, primi fra tutti i tagli al personale e agli incrementi contrattuali tamponati con contratti temporanei e ricorsi ad appalti esterni.

Dal 2012 al 2022, si registra un balzo del 75,4% sulle figure sanitarie impiegate a tempo determinato e interinali. La spesa per medici non permanenti, nel ’22 è stata pari a 3,6 miliardi di euro (+66,4% rispetto al 2012). In particolare, per il tempo determinato si sono spesi 1,9 miliardi di euro (+93,4%) mentre per appalti e contratti di consulenza ed “interinalità” varie si sono spesi 1,7 miliardi di euro (+44,2% in 10 anni). Nello stesso arco di tempo i contratti a tempo indeterminato sono aumentati solo del 2,6% e la spesa relativa del 6,4%. La spesa totale per le retribuzioni dei medici permanenti nella Pubblica amministrazione tra il 2012 e il 2022 registra un +0,2% (-2,5 tra il 2012 e il 2019 e +2,8 tra il 2019 e il 2022). In termini reali, le retribuzioni dei medici del settore pubblico sono calate del 6,1%. Fatto 100 il valore delle retribuzioni dei medici dipendenti italiani, nei Paesi Bassi lo stipendio è 176, in Germania 172,3, in Irlanda 154.

Ora, la carenza dei medici non è un dato di fatto in termini assoluti. In Italia ce ne sono 410 ogni 100 mila abitanti, mentre in Francia sono 318 e in Olanda 390. Non siamo a corto di camici, ma il Ssn ne attrae sempre meno e sarebbe opportuno che i governi investissero su questo punto – secondo l’85% degli italiani – per salvaguardare il diritto alla salute. Il 92,5% degli intervistati indica come urgenza suprema assumere medici e infermieri nel Ssn, l’84,5% è convinto che avere troppi medici con contratti temporanei indebolisce la sanità, per l’87,2% è prioritario migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni. Quasi il 92% degli italiani considera la sanità per tutti motivo di orgoglio per il Paese. Ma al momento almeno in parte deve fare a meno delle coperture arantite sulla carta. Infatti, l’81,5% afferma che, se un medico gli prescrive un farmaco o una prestazione non coperta dal Ssn, paga di tasca propria. Il 78,9% ritiene che a decidere su cure, farmaci debba essere sempre e solo il medico senza vincoli di budget. Per quasi il 60% dei cittadini i medici sono buoni manager: optano per la soluzione diagnostica e terapeutica più appropriata definendo un profilo di spesa sanitaria individuale in linea con le reali esigenze.

«È necessario un nuovo paradigma – afferma Anelli – che metta al primo posto la centralità assoluta della tutela della salute, della prevenzione e del follow up introducendo i principi del governo clinico nella gestione delle risorse e l’attribuzione ai medici di un ruolo essenziale in questi processi decisionali. Bisogna passare da un modello che veda la definizione delle risorse come primo atto per poi passare a massimizzare la redditività ad uno che invece definisce prima gli obiettivi di salute e gli strumenti assistenziali per poi individuare tutte le risorse necessarie». Parole condivise dagli italiani: il 65,6% degli italiani mette l’assistenza sanitaria come priorità per il paese, seguita per il 50,2% da scuola ed università, per il 29,8% da infrastrutture e per il 27,7% dalla previdenza. «Non ci sarà una sanità efficiente e per tutti – afferma Francesco Maietta, Responsabile Area Consumi, Mercati e Welfare Censis - se non saranno create le condizioni per un’espansione del numero di medici convinti che val la pena lavorare in modo permanente nel Servizio sanitario».

TAG: Fnomceo

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