Le malattie cardiovascolari restano la prima causa di morte e disabilità nell’Unione europea, con 1,7 milioni di decessi nel 2022 e circa 62 milioni di persone che convivono con una patologia cardiovascolare. È quanto emerge dal rapporto OCSE The State of Cardiovascular Health in the European Union, pubblicato nel 2025.
Secondo il documento, le patologie cardiovascolari sono responsabili di un decesso su tre nell’Ue e continuano a rappresentare una delle principali sfide sanitarie e sociali per i sistemi sanitari europei. Dopo decenni di miglioramenti, i progressi nella riduzione della mortalità stanno rallentando e, in alcuni Paesi, si registra un’inversione di tendenza, anche a seguito dell’impatto della pandemia da Covid-19.
Il rapporto evidenzia forti disuguaglianze geografiche, con tassi di mortalità più elevati nei Paesi dell’Europa centrale e orientale rispetto a quelli dell’Europa occidentale e meridionale. Persistono anche differenze di genere: la mortalità prematura sotto i 65 anni è oltre tre volte più alta negli uomini, mentre complessivamente muoiono più donne, per effetto della maggiore longevità.
Oltre all’impatto sulla salute, il peso economico delle malattie cardiovascolari è rilevante. L’OCSE stima un costo complessivo di 282 miliardi di euro l’anno, pari a circa il 2% del PIL dell’Unione europea, con una spesa media di 630 euro pro capite. I costi comprendono spesa sanitaria diretta, assistenza sociale, cure informali e perdite di produttività.
L’invecchiamento della popolazione è indicato come uno dei principali fattori di pressione futura. La quota di cittadini con più di 65 anni è destinata a crescere dal 22% nel 2024 al 29% entro il 2050, con una possibile crescita fino al 90% della prevalenza delle malattie cardiovascolari tra il 2025 e il 2050.
Il rapporto sottolinea che oltre tre quarti dei decessi cardiovascolari sono legati a fattori di rischio modificabili. I fattori metabolici, come ipertensione, diabete e obesità, incidono per circa il 68%, mentre i fattori comportamentali e ambientali contribuiscono in modo significativo. Nonostante questo, gli screening restano insufficienti: più del 30% degli adulti tra 45 e 54 anni non ha misurato la pressione arteriosa nell’ultimo anno.
Per l’OCSE, il rafforzamento della prevenzione, della diagnosi precoce e delle cure primarie è centrale per ridurre mortalità, ricoveri evitabili e costi. Migliorare l’assistenza territoriale e la continuità delle cure potrebbe generare risparmi stimati fino a 45 miliardi di euro, pari a circa il 16% della spesa cardiovascolare complessiva.
Il documento richiama infine la necessità di investire in integrazione delle cure, alfabetizzazione sanitaria e infrastrutture digitali, indicando le tecnologie digitali e i dati sanitari come strumenti strategici ancora poco utilizzati nei sistemi sanitari europei.