Ogni giorno in Italia si registrano oltre 600 infarti. La metà colpisce persone che non ne aveva mai avuto uno prima, pur essendo già in cura. È da questo dato che parte la svolta europea nella gestione dell’ipercolesterolemia, con l’obiettivo dichiarato: impedire il primo infarto nei pazienti a rischio elevato, evitando che la malattia aterosclerotica si manifesti con un evento acuto. Le nuove Linee guida europee sulle dislipidemie segnano il passaggio da una strategia focalizzata quasi esclusivamente sulla prevenzione secondaria a un modello che estende l’accesso alle terapie più innovative anche a chi non ha mai avuto un evento cardiovascolare. Una novità su cui si concentra l’86° Congresso della Società Italiana di Cardiologia (SIC), in corso a Roma.
«La sfida del futuro è stabilizzare la malattia aterosclerotica e impedire i primi infarti», spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC. «Il 50% dei 600 attacchi cardiaci quotidiani avviene in pazienti senza un evento pregresso. Con terapie tempestive, associate alle statine, potremmo evitare migliaia di casi». A supporto di questa impostazione arriva lo studio VESALIUS-CV, pubblicato sul New England Journal of Medicine: per la prima volta ha dimostrato l’efficacia, in prevenzione primaria, di un inibitore PCSK9 – evolocumab – in soggetti senza storia di infarto. «Il colesterolo LDL elevato resta il fattore di rischio più rilevante anche nei pazienti senza evento acuto», osserva Ciro Indolfi, past president SIC. «Lo studio VESALIUS-CV apre la strada alla prevenzione primaria con gli inibitori PCSK9, cambiando le strategie globali».
Il trial, condotto in 36 Paesi su 12.300 pazienti già in trattamento con statine, ha registrato una riduzione significativa del rischio di infarto e ictus anche nei soggetti mai colpiti da eventi cardiovascolari.
Nonostante le evidenze, nella pratica clinica i livelli di LDL restano spesso lontani dai target raccomandati. «Solo il 16,8% dei pazienti ad alto rischio arriva sotto i 70 mg/dL, e appena l’8% degli altissimo rischio scende sotto 55 mg/dL», ricorda Gianfranco Sinagra, presidente eletto SIC. A frenare i risultati, una diffusa inerzia terapeutica e i timori – perlopiù infondati – di intolleranza alle statine. La novità più attesa è l’arrivo della prima compressa orale anti-PCSK9, enlicitide: un inibitore da assumere una volta al giorno, con efficacia sovrapponibile agli anticorpi monoclonali iniettivi e un profilo di sicurezza paragonabile al placebo. «Un’opzione che può cambiare la gestione della malattia», sottolinea Sinagra. «Negli studi di fase 3 ha ridotto l’LDL di oltre il 50%. Una modalità più semplice potrebbe migliorare significativamente l’aderenza». Per Perrone Filardi, la nuova molecola «colma un vuoto terapeutico per la grande quota di pazienti che, pur trattati, non raggiunge valori adeguati di colesterolo LDL in base al proprio rischio».