Mantenere abitudini favorevoli alla salute cardiovascolare è associato a una riduzione significativa della mortalità totale e per cancro anche nelle persone che hanno già ricevuto una diagnosi di tumore. È quanto emerge da uno studio italiano pubblicato su European Heart Journal, condotto nell’ambito del Progetto UMBERTO e basato sui dati dello Studio Moli-sani.
La ricerca ha seguito per 15 anni un campione di 779 adulti italiani, uomini e donne, che al momento dell’ingresso nello studio avevano già avuto una diagnosi di tumore. I ricercatori hanno valutato lo stile di vita dei partecipanti attraverso il punteggio Life’s Simple 7 (LS7) dell’American Heart Association, che considera sette fattori legati al rischio cardiovascolare: fumo, attività fisica, alimentazione, peso corporeo, pressione arteriosa, colesterolo e glicemia.
I risultati indicano che i soggetti con una maggiore aderenza a comportamenti salutari presentavano un rischio di mortalità totale inferiore del 38% rispetto a chi seguiva uno stile di vita meno favorevole. Inoltre, ogni incremento di un punto nel punteggio LS7 era associato a una riduzione del 10% della mortalità per cancro.
Quando, nel contesto del progetto, la componente “dieta” del punteggio LS7 è stata valutata sulla base dell’aderenza alla Dieta Mediterranea, l’associazione tra stili di vita salutari e sopravvivenza è risultata ancora più evidente, anche per la mortalità dovuta a malattie cardiovascolari.
Secondo gli autori, una parte rilevante della relazione osservata tra stili di vita e riduzione della mortalità può essere spiegata da fattori biologici comuni alle patologie cardiovascolari e oncologiche, tra cui infiammazione subclinica, frequenza cardiaca e livelli di vitamina D nel sangue.
«Il nostro studio mostra che un punteggio basato sui tradizionali fattori di rischio cardiovascolare, già validato nella popolazione generale, può migliorare la sopravvivenza anche nelle persone con una storia di tumore», afferma Marialaura Bonaccio, co–principal investigator della Piattaforma Congiunta Fondazione Umberto Veronesi ETS – IRCCS Neuromed. Un’ipotesi che si inserisce nel concetto di “common soil”, secondo cui tumori e malattie cardiovascolari possono condividere meccanismi biologici e fattori di rischio comuni.
Fonte: European Heart Journal