L’ospedale Niguarda ha celebrato i quaranta anni dal primo trapianto di cuore eseguito nella struttura il 23 novembre del 1985. Il dato emerge da un convegno organizzato nell’Aula Magna dell’ospedale, con la partecipazione delle istituzioni regionali e dei responsabili clinici. Le specialità coinvolte sono cardiochirurgia, cardiologia, trapiantologia, anestesia e rianimazione, medicina d’urgenza e organizzazione sanitaria.
L’intervento del 1985, realizzato dall’équipe guidata da Alessandro Pellegrini, fu uno dei primi in Italia e collocò l’ospedale milanese tra i centri pionieri. Da allora i cardiochirurghi del Niguarda hanno eseguito oltre 1300 trapianti di cuore. Nell’ultimo anno sono stati effettuati 25 interventi, con un ritmo medio di due procedure al mese. L’11 novembre si è registrata una giornata record con due trapianti di cuore eseguiti nello stesso giorno.
Nel corso dell’evento il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha ricordato che la cardiochirurgia lombarda continua a fornire un contributo significativo a livello nazionale e internazionale. Il presidente ha citato il trapianto di cuore artificiale realizzato lo scorso anno al Niguarda, reso possibile dall’integrazione tra capacità chirurgica, équipe multidisciplinari, tecnologie avanzate e sistemi efficienti per il trasporto degli organi.
Tra gli interventi sono stati riportati i dati del direttore generale dell’Asst Niguarda, Alberto Zoli, e del presidente del convegno Claudio Russo, responsabile della Struttura complessa di Cardiochirurgia e Trapianto di cuore. Russo ha illustrato l’evoluzione del programma trapianti, caratterizzato dal miglioramento delle tecniche chirurgiche, dall’adozione di sistemi di supporto circolatorio meccanico come i VAD e il cuore artificiale totale e dall’introduzione di macchine per la protezione dell’organo in fase di prelievo e trapianto.
Il responsabile ha indicato che i risultati ottenuti nel corso dei decenni sono allineati con quelli dei maggiori centri internazionali, con miglioramenti significativi nella sopravvivenza e nella qualità di vita dei pazienti. Una criticità ancora presente riguarda la differenza tra il numero di pazienti in attesa di trapianto e la disponibilità di donatori. Per affrontare questo limite si ricorre sempre più spesso al prelievo di cuore da donatori in morte cardiaca, affiancato al prelievo da donatori in morte cerebrale.
L’utilizzo di protocolli specifici ha permesso di recuperare con successo organi provenienti da donatori in morte cardiaca, nonostante le norme italiane prevedano un periodo di osservazione più lungo rispetto ad altri Paesi. La giornata ha ricordato infine il ruolo della donazione e il contributo delle famiglie dei donatori, essenziale per l’attività trapiantologica.