Attualità
Salute mentale
12/05/2025

Salute mentale in Lombardia, un nuovo modello tra prevenzione, cura e integrazione

L’evento di Johnson & Johnson a Milano ha acceso i riflettori sulle sfide regionali della salute mentale, da un equo accesso ai servizi alla centralità delle Case della Comunità

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Tra il 2019 e il 2023 in Lombardia è cresciuto il numero di adolescenti e preadolescenti con problematiche psichiatriche. La spesa regionale destinata alla salute mentale si ferma oggi al 2,8% del fondo sanitario, sotto la media nazionale e lontana dai livelli di altri Paesi europei. A fronte di un bisogno crescente, esperti e istituzioni chiedono più risorse, una rete territoriale più capillare e percorsi assistenziali condivisi.

Se n’è parlato a Milano il 7 maggio durante l’evento organizzato da Johnson & Johnson: “Salute mentale, una sfida a livello regionale. La Lombardia in mente”, con la partecipazione di rappresentanti regionali, psichiatri e associazioni di pazienti.

“La salute mentale deve tornare al centro della programmazione sociosanitaria, soprattutto alla luce della riorganizzazione post-pandemica e della crescente attenzione alla medicina territoriale. Servono reti più forti, che uniscano sanità, sociale e Terzo Settore, perché nessuna struttura può rispondere da sola a tutti i bisogni” ha commentato Ivan Limosani, Direttore Struttura Dipendenze, Sanità penitenziaria e Salute Mentale, UO Polo Territoriale, Direzione Generale Welfare, Regione Lombardia.

Quanto crescono i disturbi relativi alla salute mentale

Il tema della salute mentale è una priorità assoluta a livello globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), una persona su dieci soffre di disturbi mentali comuni – come depressione, ansia, disturbo bipolare, disturbi alimentari e schizofrenia – e l’impatto della pandemia da COVID-19 non ha fatto che aggravare ulteriormente questo quadro, con un aumento superiore al 25% dei disturbi mentali, in particolare tra i giovani e le fasce più vulnerabili, ma anche attraverso un peggioramento sulla qualità di vita delle persone coinvolte, dei loro familiari e caregiver.

Ignorare il fenomeno comporterebbe, oltre che un peggioramento del benessere collettivo, anche un aumento del peso economico e sociale di patologie che rappresentano una delle principali cause di disabilità a livello mondiale.

Secondo l’Ocse, infatti, i disturbi mentali incidono per oltre il 4% sul Pil dei Paesi membri. In Italia, tuttavia, la quota di spesa sanitaria destinata alla salute mentale si attesta solo al 3,4%, contro valori superiori al 10% registrati in Regno Unito, Germania, Francia e Norvegia.

La situazione in Lombardia

Solo in Lombardia, tra il 2019 e il 2023 si è registrato un incremento delle problematiche psichiatriche, in particolare tra gli adolescenti e i preadolescenti.

"Oggi il bisogno di salute mentale è molto cresciuto, ma si è anche diversificato. Abbiamo sempre più persone che necessitano di interventi appropriati e più specialistici rispetto al passato. Penso ai giovani, nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, che richiedono competenze che vengono da discipline diverse, o al periodo perinatale, con la gravidanza e il post-partum, quando genitori e mamme affrontano difficoltà emotive, che necessitano di supporto, aiuto o cure specialistiche” ha affermato Mauro Percudani, Direttore Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. “Dobbiamo offrire punti di accesso che garantiscano una corretta diagnosi e cure necessarie, ma servono molte più risorse, formazione e competenze specialistiche; serve essere presenti capillarmente nella rete territoriale, per poter rispondere in modo tempestivo e corretto”.

La spesa regionale destinata alla salute mentale si attesta oggi al 2,8% del fondo sanitario, un valore leggermente inferiore alla media nazionale. Altri aspetti da rafforzare riguardano la distribuzione dei servizi, l’assenza di un Percorso Diagnostico-Terapeutico Assistenziale (Pdta) specifico per i disturbi depressivi, l’accesso ai Centri Psico-Sociali non sempre agevolato e una limitata integrazione tra ospedale e territorio.

Antonio Vita, Ordinario di Psichiatria Università di Brescia e Direttore Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze, ASST Spedali Civili di Brescia ha dichiarato: “Ci sono priorità disciplinari Pdta, come il riconoscimento e l’intervento precoce. Sappiamo che l’esordio delle patologie più numerose è nell’adolescenza o in età precedente, un’area da attenzionare in modo particolare. Serve un approccio multidisciplinare, non una singola specialità. Per affrontare temi come i disturbi di personalità, ad esempio il disturbo borderline, i disturbi perinatali e quelli dell’alimentazione, servono interventi congiunti. Questi piani richiedono percorsi condivisi, omogenei e applicabili in tutta la Regione Lombardia, supportati dalla ricerca scientifica e dalla formazione universitaria”.

Per questi motivi la Regione ha intrapreso azioni concrete per affrontare queste sfide, attraverso la Legge Regionale 23/2020 in materia di dipendenze patologiche e la recente Legge Regionale 1/2024, che ha istituito il Servizio di Psicologia delle Cure Primarie, con un finanziamento di 36 milioni di euro per il triennio 2024–2026. Tuttavia, è emersa l’urgenza di ripensare i modelli organizzativi alla luce del DM/77, valorizzando le Case della Comunità e promuovendo un approccio multidisciplinare e territoriale alla salute mentale.

L’attenzione ai pazienti e ai caregiver

Di fondamentale importanza è stato anche il contributo di Fondazione Progetto Itaca, associazione di pazienti che ha partecipato alla discussione e alla realizzazione di sette proposte operative per migliorare l’accessibilità dei servizi sul territorio regionale, in un percorso condiviso tra con le istituzioni e gli esperti.

“Come Fondazione Itaca, sono estremamente grata di partecipare a questo tavolo di lavoro e di collaborazione con gli attori del sistema per parlare della salute mentale in Lombardia, Regione dove è nato questo Progetto 25 anni fa, e che ora è presente in 17 sedi in tutto il territorio nazionale” ha raccontato Felicia Giagnotti, Presidente della Fondazione Progetto Itaca. “L’esperienza fatta in Lombardia è diventata poi un modello per tutte le altre sedi. Siamo convinti che i famigliari e i pazienti che portano una forte esperienza personale della malattia, dei trattamenti, dei servizi possono dare un contributo prezioso a tavoli istituzionali dove si identificano soluzioni e si programmano interventi”.

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