La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del governo Meloni contro la legge della Regione Puglia che introduce l’obbligo di presentare una documentazione relativa al vaccino anti-HPV all’atto di iscrizione a percorsi scolastici e formativi per giovani tra gli 11 e i 25 anni. La norma regionale non impone la vaccinazione, ma richiede che venga attestata la somministrazione, l’avvio del percorso vaccinale, il rifiuto o almeno il colloquio informativo con il personale dei centri vaccinali.
La Corte ha giudicato il ricorso “inammissibile” per insufficienza di motivazione, ritenendo la norma un legittimo esercizio della potestà legislativa regionale in materia di tutela della salute e istruzione. Il provvedimento era stato impugnato dal sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato per presunta violazione delle competenze statali. Aveva sollevato dubbi anche l’Autorità Garante della Privacy, in relazione ai dati contenuti nella documentazione vaccinale.
Secondo la Regione Puglia, rappresentata in udienza dalle avvocate Rossana Lanza e Libera Valla, l’obiettivo della legge è promuovere la vaccinazione contro il Papilloma virus umano o garantire comunque un dissenso consapevole. L’assessore al Bilancio Fabiano Amati ha definito la norma una “strategia d’urto” per aumentare la copertura vaccinale, auspicando che il governo “ci imiti con una legge statale, anziché ostacolarci”.