Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha introdotto un test sperimentale capace di individuare precocemente nel liquido cerebrospinale la presenza di tau, una proteina che, quando si aggrega, forma i grovigli neurofibrillari tipici del cervello affetto da Alzheimer. Questi grovigli sono una delle principali caratteristiche patologiche della malattia.
Il team guidato da Thomas Karikari dell'Università di Pittsburgh ha sviluppato un metodo per rilevare le prime fasi di aggregazione della proteina, fino a un decennio prima che tali strutture siano evidenziabili attraverso le scansioni cerebrali. La capacità di identificare questa fase iniziale è cruciale per l'efficacia delle terapie, poiché i pazienti con pochi o nessun groviglio visibile beneficiano maggiormente dei trattamenti rispetto a quelli con depositi avanzati.
Il gruppo di ricercatori guidati da Karikari ha identificato specifiche regioni e sequenze di aminoacidi nella proteina tau che prediligono la formazione di grovigli, offrendo potenzialmente nuovi indicatori per il monitoraggio precoce dell'aggregazione che potrebbe essere invertita con interventi appropriati.
Karikari sottolinea l'importanza di questa scoperta, affermando che "molti individui con depositi cerebrali di amiloide-beta non svilupperanno mai demenza. Rilevare precocemente questa proteina incline a formare grovigli può identificare chi è più a rischio di declino cognitivo associato all'Alzheimer e potrebbe trarre vantaggio dalle nuove terapie."
Questa ricerca rappresenta un passo avanti significativo nel campo della neurologia, promettendo di migliorare notevolmente l'approccio terapeutico nei confronti della malattia di Alzheimer, puntando a un intervento più tempestivo e mirato.
https://www.nature.com/articles/s41591-024-03400-0
Cristoforo Zervos