Il nuovo Piano di Azione Nazionale per la Salute Mentale 2025-2030 (Pansm) ridefinisce l’organizzazione della rete di cura, con l’obiettivo di migliorare l’accesso ai servizi, garantire interventi precoci e integrare salute mentale, fisica e sociale. Tra le principali novità, l’introduzione dello psicologo di assistenza primaria, figura che sarà collocata nei Distretti sanitari e nelle Case della Comunità, per offrire percorsi brevi e accessibili di sostegno psicologico in linea con il principio di prossimità.
Il Piano conferma il modello dipartimentale integrato come cardine del sistema, ma riconosce alle Regioni la piena competenza sull’organizzazione dei servizi, prevedendo che le linee nazionali siano vincolanti solo se condivise in Conferenza Unificata. Viene inoltre ribadita la necessità di protocolli interdipartimentali tra Salute mentale, Dipendenze e Neuropsichiatria infantile, per garantire continuità assistenziale e ridurre la frammentazione dei percorsi.
Uno dei capitoli più aggiornati riguarda le dipendenze patologiche: il testo introduce un Piano d’azione nazionale integrato e aggiorna i dati epidemiologici al 2024. Diminuisce l’uso di cocaina tra i minori (1,8%), resta stabile quello di oppiacei (1,2%), ma aumentano le segnalazioni droga-correlate e i pazienti in carico ai SerD, oggi oltre 134mila. Per la fascia adolescenziale, il documento raccomanda di non medicalizzare automaticamente il disagio, ma di intervenire anche con strumenti educativi e comunitari.
Rilevante anche il rafforzamento della psichiatria forense, con referenti ed équipe dedicate nei Dipartimenti di Salute Mentale e l’obbligo di un Progetto terapeutico individuale condiviso (Ptic) per i soggetti autori di reato.
“È un passo molto importante – ha commentato Maria Antonietta Gulino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop) –. La nuova collocazione dello psicologo di base è coerente con l’obiettivo di prevenzione territoriale. Restano però criticità sul ruolo della psicologia nei consultori, dove serve una chiara ridefinizione delle funzioni e dei rapporti con l’autorità giudiziaria”.
Il Pansm prevede inoltre percorsi di formazione strutturata sulle dipendenze, rivolti non solo ai medici, ma anche a infermieri, educatori e riabilitatori. Tuttavia, il documento non include una dotazione finanziaria dedicata, e le Regioni avvertono che senza fondi certi “anche le migliori strategie rischiano di restare lettera morta”.
Atteso ora all’esame della Conferenza Unificata, il Piano punta a consolidare un quadro operativo unitario, capace di rispondere alla crescente domanda di salute mentale, valorizzare la rete dei professionisti e stabilizzare i servizi dopo anni di sottofinanziamento.