Spingere sulla ricerca per sviluppare cure innovative per le malattie neurologiche e psichiatriche. È il messaggio di Robert Giovanni Nisticò, presidente di Aifa, intervenuto alla presentazione dell’Intergruppo parlamentare “One Brain”.
“I farmaci per l’Alzheimer, come il lecanemab, rappresentano una novità, ma la loro efficacia è ancora incerta – ha spiegato Nisticò –. Rimuovono la beta-amiloide dal cervello, ma l’impatto sulle funzioni cognitive resta limitato. Per garantire sostenibilità al sistema sanitario, è essenziale individuare i pazienti che potrebbero beneficiare realmente di queste terapie”.
Il presidente Aifa ha sottolineato la necessità di identificare biomarcatori validati per la diagnosi precoce e la personalizzazione dei trattamenti. “Oggi le diagnosi psichiatriche si basano su criteri anamnestici, senza biomarcatori validati. La medicina di precisione è la direzione da seguire per trattamenti più mirati ed efficaci”, ha aggiunto.
L’accesso ai farmaci innovativi resta un tema cruciale. “Non ha senso attendere 14 mesi per rendere disponibili terapie salvavita. I pazienti devono essere trattati subito, poi si negozia il prezzo – ha dichiarato Nisticò –. Questo vale per patologie progressive come le malattie neurodegenerative, ma anche per le terapie geniche emergenti, come quella per la Sla, che deve essere garantita in modo equo su tutto il territorio nazionale”.
Nisticò ha anche richiamato l’attenzione sulla crescente incidenza delle patologie neurologiche e psichiatriche, sia nell’infanzia che nella popolazione anziana. “I giovani sono sempre più esposti a stimoli digitali continui, con effetti ancora sconosciuti sullo sviluppo cerebrale. Allo stesso tempo, l’invecchiamento della popolazione porterà a un aumento esponenziale di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Servono strategie di prevenzione e investimenti nella ricerca per affrontare questa sfida”.
Infine, il presidente Aifa ha evidenziato l’urgenza di nuove terapie per disturbi psichiatrici e neurologici, ancora trattati con farmaci obsoleti. “Utilizziamo benzodiazepine degli anni ’60 per l’ansia, mentre siamo nel 2025. È necessario accelerare sull’innovazione e garantire ai pazienti cure più efficaci e sicure, in un’ottica di sostenibilità e accessibilità”, ha concluso.