Con l’aumento delle chirurgie non cardiache nei pazienti con comorbilità cardiovascolari, la gestione cardiovascolare perioperatoria dei pazienti sottoposti a interventi chirurgici non cardiaci sta diventando un aspetto cruciale per garantire la sicurezza e il successo dell'intervento. L’American Heart Association (AHA) e l’American College of Cardiology (ACC), insieme ad altre società scientifiche hanno recentemente pubblicato un aggiornamento delle precedenti linee guida per lo screening e la gestione perioperatoria dei pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca.
Questo documento rappresenta uno strumento fondamentale per migliorare gli standard di cura, che pone l’accento su un approccio personalizzato attraverso il lavoro interdisciplinare e l’adozione di interventi basati sull’evidenza.
Ecco i punti chiave del documento:
1. Screening preoperatorio: meno è meglio
Le linee guida raccomandano un approccio standardizzato per lo screening preoperatorio. I test devono essere effettuati solo se clinicamente giustificati, evitando esami superflui che potrebbero ritardare inutilmente l’intervento. Ogni terapia preoperatoria dovrebbe essere essenziale e mirata a migliorare la sicurezza del paziente, ottimizzando anche l’uso delle risorse sanitarie.
2. Test da sforzo: solo per pazienti ad alto rischio
Lo stress test va riservato ai pazienti con un profilo cardiovascolare ad alto rischio, riducendo l’impiego in casi a basso rischio per limitare costi e interventi non necessari.
3. Team interdisciplinari
La gestione dei pazienti con profili cardiovascolari complessi richiede un approccio coordinato tra più specialisti, garantendo una pianificazione perioperatoria completa ed efficace.
4. Modifiche alla terapia farmacologica
Gli inibitori SGLT2 sono da sospendere 3-4 giorni prima dell’intervento per ridurre il rischio di chetoacidosi perioperatoria. Per i beta-bloccanti invece bisogna proseguire la terapia già in corso, ma evitare di iniziare nuovi trattamenti poco prima dell’intervento. È necessario interrompere gli anticoagulanti nel periodo perioperatorio, valutando eventuali terapie ponte per pazienti ad alto rischio, come chi ha valvole cardiache meccaniche o storia di trombosi venosa profonda.
5. Monitoraggio della troponina
Un aumento della troponina dopo l’intervento è segnale di un potenziale danno miocardico e richiede una consulenza cardiologica immediata, dato il rischio prognostico negativo.
6. Fibrillazione atriale perioperatoria
La fibrillazione atriale che insorge dopo l’intervento deve essere affrontata tempestivamente con beta-bloccanti, antiaritmici e, se necessario, anticoagulanti per ridurre il rischio di ictus.
7. Pazienti fragili: un’attenzione particolare
I pazienti fragili presentano rischi aumentati durante la chirurgia. È essenziale adattare strategie chirurgiche e postoperatorie per questa categoria, minimizzando complicazioni.
8. Ecocardiogramma: usarlo con giudizio
L’ecocardiografia non è raccomandata per pazienti a basso rischio, ma rimane cruciale in caso di instabilità cardiovascolare o per valutare anomalie specifiche.
9. Angioplastica coronarica e chirurgia elettiva
Se possibile, gli interventi chirurgici elettivi dovrebbero essere rinviati di 12 mesi dopo uno stent coronarico. La gestione della terapia antipiastrinica richiede particolare attenzione in base al rischio di sanguinamento.
10. Gestione del diabete
Continuare la terapia con metformina nel periodo perioperatorio e valutare i livelli di emoglobina glicata (HbA1c) prima dell’intervento per identificare eventuali rischi metabolici.
Alla luce di questo aggiornamento la linea guida consiglia ai medici di tenersi costantemente aggiornati su queste ed altre linee guida cardiovascolari, studiando e approfondendo le singole specifiche patologie a cui vanno incontro.
Invitano, inoltre a favorire un approccio multidisciplinare nei casi complessi e identificare precocemente i pazienti ad alto rischio attraverso una stratificazione efficace per pianificare cure personalizzate.