Il 54° Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia (SIN) che si è svolto a Roma ha acceso i riflettori sulle più recenti innovazioni nel trattamento di frequenti patologie neurologiche come emicrania, ictus cerebrale ed epilessia. L'evento ha sottolineato come la ricerca continua e l'applicazione clinica avanzata stiano migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.
«Le scienze dell'emicrania hanno fatto enormi progressi negli ultimi anni» afferma Cristina Tassorelli, professoressa di Neurologia all'Università di Pavia. «Grazie a modelli preclinici e clinici, abbiamo identificato molecole chiave nella patogenesi dell'emicrania, come il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP). La disponibilità di anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP o il suo recettore, somministrati per via parenterale mensilmente o trimestralmente, e dei nuovi gepanti, antagonisti orali dello stesso recettore, sta cambiando lo scenario gestionale dell'emicrania» spiega Tassorelli. «Molti pazienti che non avevano avuto beneficio dalle precedenti terapie stanno ora godendo di un notevole miglioramento della qualità di vita. E le buone notizie continuano» aggiunge. «Un nuovo anticorpo monoclonale diretto contro il peptide PACAP (Pituitary Adenylate Cyclase-Activating Polypeptide) ha mostrato efficacia in uno studio di fase 2. La ricerca continua a portarci nuovi strumenti terapeutici».
Simona Sacco, professoressa di Neurologia all'Università dell'Aquila, ha illustrato i progressi nel trattamento dell'ictus cerebrale. «L'ictus è una condizione grave, ma può essere prevenuto e trattato» afferma. «L'uso di farmaci trombolitici come il tenecteplase, che sarà disponibile in Italia dal prossimo anno, sta dimostrando di essere più efficace e facile da somministrare rispetto ai trattamenti attuali».
«Grazie a tecniche avanzate di imaging e all'uso dell'intelligenza artificiale, possiamo identificare in modo affidabile i pazienti con tessuto cerebrale potenzialmente salvabile» continua Sacco. «Questo ci permette di estendere la finestra temporale d'intervento fino a 24 ore, aumentando le possibilità di recupero per molti pazienti». Anche per l'ictus emorragico ci sono progressi: «Studi recenti hanno mostrato che l'evacuazione dell'ematoma tramite piccoli cateteri può apportare vantaggi significativi» riporta. «Questo apre nuove opportunità terapeutiche per una forma di ictus tradizionalmente difficile da trattare».
Angelo Labate, professore ordinario di Neurologia all'Università di Messina, ha discusso le ultime novità nel trattamento dell'epilessia. «Nonostante gli attuali farmaci antiepilettici, in almeno il 30% dei pazienti l'epilessia non può essere controllata» sottolinea. «Ma grazie ai progressi nella genetica e allo sviluppo di nuove terapie, stiamo assistendo a cambiamenti significativi. Abbiamo oltre 200 nuove terapie in fase preclinica o clinica, molte delle quali con nuovi meccanismi d'azione» spiega Labate. «Stiamo passando da una visione centrata esclusivamente sui farmaci antiepilettici a una terapia personalizzata che considera la complessità di ogni singolo paziente».
«L'individuazione di biomarcatori diagnostici e predittivi ci permetterà di offrire trattamenti più mirati» aggiunge. «Le potenzialità dei nuovi farmaci di terza generazione, insieme allo sviluppo di terapie innovative come quella genica, porteranno a terapie meno empiriche e più efficaci sia nel trattamento che nella prevenzione dell'epilessia».
Il Congresso SIN ha evidenziato come le innovazioni terapeutiche in ambito neurologico stiano avendo un impatto significativo sulla gestione di patologie comuni ma spesso invalidanti. Grazie all'impegno dei ricercatori e dei clinici, si aprono nuove prospettive per migliorare la vita dei pazienti affetti da emicrania, ictus ed epilessia, offrendo speranze concrete per il futuro.