L’abuso di alcol tra le principali cause di aumento del rischio di malattia di Alzheimer e di Parkinson. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato su Nature Communications che allarma i medici e li spinge all’azione. A sottolinearlo in una nota, in occasione dell’Alcohol Prevention Day, la giornata mondiale di prevenzione dell’abuso di alcol, la Società italiana di Neurologia.
“Lo studio appena pubblicato indica che l’abuso di alcol, insieme a diabete e biossido d’azoto (un indice dell’inquinamento atmosferico da traffico), costituisce anche una delle principali cause di aumento del rischio di malattia di Alzheimer e di Parkinson - afferma il Presidente della Società Italiana di Neurologia SIN Alessandro Padovani dell’Università di Brescia- Come abbiamo indicato nel Manifesto One Brain One Health che riassume la strategia italiana per la Salute del Cervello 2023-2031 oggi siamo esposti a diversi fattori di rischio cumulativi che impongono un approccio olistico che li consideri tutti. Quindi non solo i già noti ipertensione, diabete e obesità, ma anche fattori legati allo stile di vita come l’esercizio fisico e il consumo di alcol. Anche il Global Burden of Disease Study condotto per 10 anni dall’OMS ha concluso che la salute è una questione del singolo individuo e sono gli eventi della sua vita, da eventuali traumi cranici a errati e modificabili stili di vita, a determinare il rischio di malattia non solo del sistema nervoso”.
L’iniziativa dell’Alcohol Prevention Day, sottolinea la nota Sin, è un’ottima occasione per parlare di questo problema con i giovani fornendo loro le conoscenze necessarie a gestire situazioni che coinvolgono l’alcol perché anche quelli che normalmente non sarebbero attratti dagli alcolici possono cedere alle pressioni psicologiche del gruppo. Negli USA prima dei 21 anni d’età, l’abuso alcolico è una delle principali cause di morte prevenibili per incidenti stradali, omicidi, binge drinking (overdose di alcol), cadute, ustioni, annegamenti e suicidi. La situazione non cambia molto in Italia: il Rapporto ITISAN 2023 dell’ISS indica che l’alcol è il terzo fattore per rischio di malattia e morte prematura dopo fumo e ipertensione arteriosa. Un'altra indagine ISS, il PASSI 21-22, indica che tra i 18 e i 21 anni, nonostante che in questa fascia d’età la soglia di alcolemia consentita sia pari a zero, il 4% dei guidatori si mette al volante dopo aver consumato bevande alcoliche. Il ruolo degli adulti nel plasmare l’atteggiamento dei giovani verso l’alcol, continua Sin, è fondamentale per difenderli sia dai gravi problemi personali, familiari e sociali indotti dall’abuso, sia dalle gravi conseguenze che questo ha sul loro cervello.
Sul versante opposto si trova l’abuso da parte degli anziani segnalato fra gli altri dagli American Addiction Centers secondo i quali l’alcol è la sostanza d’abuso più usata dopo i 65 anni. Secondo la SAMHSA (Substance Abuse and Mental Health Services Administration) l’11% di loro è affetto da binge drinking cioè un consumo di alcol che secondo i CDC USA determina una concentrazione plasmatica pari o superiore a 0.08 g/dl. Nell’anziano questo può comportare disidratazione, interazioni con i vari farmaci che spesso assume per le comorbidità di cui è sovente portatore come ad es. diabete, ipertensione, miocardiopatie, epatopatie, osteoporosi, disturbi della memoria e dell’umore.