Professione medica
Medici di famiglia
17/04/2024

Mmg da cambiare? Scotti: l’assistenza territoriale soffre per scelte fiscali sbagliate

Il segretario nazionale Fimmg commenta un articolo del Corriere della sera che parla del medico di famiglia come figura bisognosa di urgente trasformazione

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«Accanto alla mancata programmazione degli accessi al Servizio sanitario, l’ostacolo maggiore alla riforma dell’assistenza territoriale e al ricambio dei giovani medici di famiglia è un problema di fiscalità che in questa fase rende poco convenienti sia la convenzione sia la dipendenza. Qualsiasi altra interpretazione, tipo dare la colpa ai medici “anziani” o ai sindacati, è fuorviante. Andrebbe compreso che idee o che interessi ci sono dietro certe campagne sui media». Silvestro Scotti segretario nazionale Fimmg commenta un articolo di Dataroom Corsera (15 aprile) che parla del medico di famiglia come figura bisognosa di urgente trasformazione. Spesso anziani e prossimi a pensionarsi, i Mmg nel servizio sono visti come “non adeguatamente formati per rispondere ai bisogni di una popolazione sempre più anziana e con malattie croniche”. Ma dopo 50 anni “siamo di fronte al più grande ricambio generazionale”. Tra le cose da modificare, nell’articolo firmato da Milena Gabanelli, il percorso formativo. “Vanno eliminate le differenze economiche tra chi frequenta il triennio di formazione per diventare medico di famiglia e chi una Scuola di specializzazione per diventare chirurgo, cardiologo, ortopedico”. Vanno poi realizzate le case di comunità, la diagnostica in studio, anche la dipendenza. E qui ad opporsi, afferma il servizio, sono i sindacati. Se la borsa di formazione del mmg vale solo 11 mila euro annui su cui si pagano i contributi, e il contratto da specializzando vale più del doppio con contributi già versati si capisce perché il corso di medicina generale andrebbe trasformato in specialità. Ma questo, secondo l’articolo “sottrarrebbe la formazione al controllo delle lobby dei potenti sindacati dei medici che, oggi, gestiscono le scuole”. Si afferma poi che la diagnostica in studio è frenata dai medici più anziani “che sostengono di non saper usare” ecografo, elettrocardiografo, holter pressorio etc “mentre il 70% dei giovani medici ritiene importante eseguire questi esami”. Si parla infine di “levata di scudi contro l’ultimo accordo nazionale”: con il ruolo unico a partire da 38 ore più 400 assistiti i giovani mmg avranno gli svantaggi della libera professione (doversi pagare il sostituto) e quelli della dipendenza, obbligati a fare quanto dice l’Asl. La categoria è davvero vittima di una visione “rinunciataria” da parte di chi la rappresenta? «La posizione sostenuta nel servizio contiene delle falsità», dice il segretario nazionale Fimmg Silvestro Scotti.

Convenzione e dipendenza - «Per spiegare come la convenzione di medicina generale sia poco appetita, il servizio afferma che lo scorso anno su 2.596 posti disponibili nel triennio di formazione non sono state attinte 347 borse. Parliamo di un 13% concentrato su 10 regioni. Ma tra gli specializzandi, futuri dipendenti con un contratto con il SSN, a novembre dopo la prima assegnazione su 16 mila contratti banditi ne era rimasto scoperto circa un terzo. Senza parlare dei contratti assegnati che non sono seguiti da immatricolazione. Perché il servizio tace riguardo a questi dati, che hanno spinto il governo a potenziare i contratti a partita Iva nel nuovo decreto-legge PNRR? Il problema non è la convenzione che Fimmg ha firmato, ma è che i giovani non vogliono più neppure la dipendenza. Che è più costosa, non foss’altro perché oltre al welfare, ferie etc, ci riconoscerebbe l’anzianità di servizio. È la convenzione alla fine a dare sia un po’ di respiro alle casse dello stato, sia un rapporto fiduciario al paziente, senza danneggiare il medico». Ma perché il posto fisso non tira più? «Per un problema fiscale. Con il regime forfettario introdotto dal governo le partite Iva pagano il 5% di Irpef fino a 85 mila euro di reddito annuo in caso di nuova attività. Se con il contratto o la convenzione più la libera professione il reddito lordo sale oltre gli 85 mila euro, la tassazione si impenna al 43% e si lasciano per strada migliaia di euro. Come i sindacati della dipendenza, siamo consapevoli che i contratti del SSN non hanno risorse sufficienti per aumentare il reddito in modo da scavalcare o anche solo pareggiare il peso della fiscalità. Perciò, i giovani colleghi, almeno finché non fanno famiglia ed entrano in gioco le detrazioni, preferiscono portare a casa di più e affrontare il precariato. Fimmg, come del resto la stessa premier Giorgia Meloni, è favorevole all’introduzione di una flat tax solo oltre un certo reddito, in grado di proiettare il medico contrattualizzato dal Ssn verso ulteriori impegni, evitando lo spopolamento dei ruoli del SSN, almeno finché non si rimedi agli errori di programmazione».

Diagnostica in studio - «È falso che i sindacati fanno muro. Nel 2019 Fimmg ha percorso 18 mila km in camper nell’operazione “Adesso basta” per sostenere l’investimento di 235 milioni sul fondo sanitario che ci avrebbe consentito gli esami in studio. Malgrado le nostre sollecitazioni, il decreto che avrebbe attuato la legge si arenò in conferenza stato-regioni. Né le cose cambiarono quando, fatto il riparto tra regioni, in piena pandemia il commissario Arcuri avocò a sé la materia. Fui io a chiedere che 37,5 milioni dei 235 fossero spesi in saturimetri - utili a rilevare in studio la gravità del Covid dei nostri pazienti - ma non sono mai arrivati. Chiesi novità al generale Figliuolo quando rilevò compiti di Arcuri ma spiegò che questa voce non gli competeva. Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza le regioni per la diagnostica del mmg hanno pensato a questi fondi per dotare le case di comunità hub. Solo grazie a Fimmg e alla sua difesa della medicina di prossimità l’investimento ora si ripropone anche ai colleghi di studi singoli e spoke».

I ministri “amici” - Scotti poi sottolinea come da tempo, in maniera fuorviante, su Dataroom si evochi un rapporto speciale tra Fimmg e ministri della Salute, incluso l’attuale. «La Costituzione difende il nostro diritto di lavoratori di rappresentarci alla politica per le competenze professionali da noi svolte. La possibilità di interloquire con i ministri è un valore aggiunto per tutti. Mi piacerebbe che, oltre a Schillaci, anche i precedenti ministri con cui ho avuto rapporti, Lorenzin e Speranza, spiegassero se per loro esprimevo una lobby o se interloquivamo nel perimetro del dettato costituzionale». Ma i giovani sono davvero contenti del nuovo accordo nazionale?

Il ruolo unico - Nei social in qualche caso i giovani che entrano a 38 ore/settimana e 400 scelte si chiedono: “sarà per sempre così?” In regioni come l’Emilia-Romagna, nei centri di assistenza urgenza il medico di continuità assistenziale fa lo screening dei codici bianchi e verdi per evitare accessi impropri negli ospedali teme di perdere competenze sulle cronicità. «Chiariamo subito – dice Scotti – la convenzione 2019-21 appena firmata non sviluppa l’aspetto della precedente tendente ad evitare gli affollamenti nei Ps, fisiologico in un paese dove 2 milioni di residenti fanno fatica a sostenere le cure. Al contrario si occupa di prevenzione primaria e secondaria: le vere emergenze. Ci chiama sia a intercettare sia a prevenire le malattie, nonché ad alimentare il rapporto con i pazienti mettendo la diagnostica al servizio della semeiotica, che è il nostro quotidiano, e a riferire i pazienti allo specialista solo in caso di evidenti sospetti diagnostici. Che i giovani siano oberati e con poche chance di carriera, è il testo di una canzone proposta da altri sindacati, un po’ fuori moda. Nel 2019 fu salutato come un successo il decreto Calabria che consentiva ai giovani tirocinanti 38 ore settimanali in continuità assistenziale o 650 scelte. Non bastò: le regioni singolarmente alzarono il numero di scelte possibili a mille e nessuno disse niente. Si crearono tirocinanti con 38 ore e 1000 scelte, ma la convenzione consentiva solo la coesistenza tra 24 ore settimanali e 850 scelte. Così Fimmg un anno fa ha favorito l’emendamento Schifone che portava a 1000 le scelte compatibili con le 24 ore a settimana. Nella nuova convenzione si aggiungono due possibilità: 38 ore a settimana compatibili con 400 scelte e 6 ore compatibili con 1500 scelte. Un meccanismo da cui si può evolvere facilmente verso un ruolo di assistenza primaria perché nei prossimi anni andranno via migliaia di medici di famiglia e i loro pazienti saranno ereditati dai giovani».

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