Le diciture sulle etichette degli integratori, come “supporta la salute del cuore” o “supporta la funzione cognitiva”, inducono molti consumatori a credere che i prodotti prevengano infarto o demenza. È quanto rileva uno studio pubblicato su JAMA Network Open da tre ricercatori della Duke University di Durham, che ha analizzato l’associazione tra claim nutrizionali e convinzioni sugli effetti clinici degli integratori.
Gli autori ricordano che gli integratori alimentari sono fonti concentrate di sostanze con effetto nutrizionale o fisiologico e che la normativa vieta di attribuire ai prodotti capacità di prevenire, trattare o curare malattie. Le confezioni devono indicare la dose giornaliera raccomandata, l’avvertenza a non superare le dosi, la non sostituzione di una dieta variata e la necessità di tenere i prodotti lontano dai bambini. Il divieto sui claim terapeutici riguarda sia l’etichetta sia la presentazione commerciale.
La ricerca statunitense ha valutato come le dichiarazioni presenti sui packaging influenzino le aspettative dei consumatori. Sono stati condotti due sondaggi online su adulti statunitensi: uno relativo a un integratore di olio di pesce e uno su un prodotto ipotetico, denominato Viadin H. In ciascun sondaggio, i partecipanti hanno letto quattro etichette differenti: con riferimento alla salute del cuore, alla funzione cognitiva oppure prive di indicazioni. Successivamente è stato chiesto cosa pensassero rispetto ai benefici dell’integratore.
Nel sondaggio sull’olio di pesce, completato da 2.239 partecipanti, coloro che avevano visto la dicitura “supporta la salute del cuore” erano più propensi a ritenere che il prodotto prevenisse gli attacchi di cuore (62,5% vs 53,9%; p = 0,003) e l’insufficienza cardiaca (59% vs 50,7%; p = 0,005) rispetto ai soggetti che non avevano visualizzato nessuna indicazione. Per la dicitura “supporta la funzione cognitiva”, i partecipanti mostravano una maggiore probabilità di considerare l’olio di pesce utile nella prevenzione della demenza (47,4% vs 39,6%; p = 0,009) e nel miglioramento della memoria (48% vs 40,5%; p = 0,01).
Risultati analoghi sono emersi nel sondaggio dedicato a Viadin H, prodotto inesistente ma con etichette strutturate sugli stessi claim. Tra i 2.164 partecipanti, chi leggeva “supporta la funzione cardiaca” attribuiva al supplemento capacità di prevenire infarto o insufficienza cardiaca, mentre chi visualizzava “supporta la funzione cognitiva” riteneva che prevenisse la demenza o migliorasse la memoria (p < 0,001).
Secondo gli autori, la direzione dei risultati conferma che claim non terapeutici, pur ammessi dalla normativa, vengono spesso interpretati come indicazioni cliniche specifiche. L’effetto emerge sia per integratori reali sia per prodotti ipotetici, evidenziando un bias sistematico nelle aspettative degli utenti.
Fonte:
JAMA Network Open (2025); doi: 10.1001/jamanetworkopen.2025.33118
https://europa.eu/youreurope/business/product-requirements/food-labelling/supplements/index_it.htm