Denosumab (Dmab) è un farmaco anti-riassorbitivo efficace per il trattamento dell'osteoporosi e della fragilità scheletrica. Tuttavia, è noto come la sospensione del trattamento sia seguita da un effetto rebound, con peggioramento della densità minerale ossea (BMD) e del rischio di fratture vertebrali. Un recente studio ha indagato l’efficacia della somministrazione di zoledronato (ZOL) sulla prevenzione della perdita di massa ossea nel primo anno dopo l'interruzione di Dmab.
Sono stati arruolati 101 pazienti in totale, donne in post-menopausa e uomini di età 50 anni trattati con Dmab per almeno 2 anni, senza pregressa esposizione ad altri farmaci osteo-attivi.
I partecipanti (tutti trattati quotidianamente con almeno 800 UI di vitamina D3 e 1000 mg di calcio) sono stati randomizzati in due gruppi: il gruppo A (23 donne e 2 uomini, età media 74.0 anni)ha continuato Dmab (60 mg due volte all'anno) come controllo positivo, mentre il gruppo ZOL (72 donne e 4 uomini, età media 71.0 anni) ha ricevuto 1 dose di zoledronato 5 mg ev a 6 mesi dall'ultima somministrazione di Dmab. Sono state misurate BMD basale e a un anno, a livello della colonna lombare (LS-BMD), del femore totale (TH-BMD) e del collo femorale (FN-BMD). Nel primo anno, il gruppo passato a ZOL ha avuto significativa diminuzione della LS-BMD rispetto al gruppo che ha continuato Dmab. Non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi a livello di TH e FN-BMD.
Dopo la terapia sequenziale con ZOL i livelli di telopeptide C-terminale (CTX) non hanno mostrato differenze significative a un anno, mentre i livelli di P1NP (propeptide N-terminale del collagene di tipo 1 hanno mostrato un aumento significativo a un anno nei pazienti in terapia con ZOL rispetto al gruppo A, indipendentemente dalla durata della pregressa terapia con Dmab.
Durante il corso dello studio non sono state osservate né fratture atipiche né osteonecrosi della mandibola, ma si sono verificate tre fratture vertebrali in donne nel gruppo ZOL; il gruppo A non ha avuto fratture vertebrali, ma è stata segnalata una frattura del collo del femore
In conclusione, questo studio clinico randomizzato suggerisce come una durata maggiore del trattamento con Dmab, prima della terapia sequenziale con ZOL, influenzi negativamente l'efficacia dello ZOL nel preservare la massa ossea e pertanto un passaggio a ZOL, prima della sesta dose di Dmab, sembra avere un’efficacia non inferiore rispetto al trattamento continuo con Dmab. Saranno ora necessari ulteriori studi clinici randomizzati su larga scala che esaminino altre strategie di terapia sequenziale dopo trattamento a lungo termine con Dmab.
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