Clinica
Neurologia
22/09/2025

Sclerosi multipla, i nuovi criteri McDonald dimezzano i tempi di diagnosi

I nuovi criteri pubblicati sulla rivista The Lancet Neurology, segnano un cambiamento profondo nella pratica clinica dei medici e dei pazienti che affrontano questa malattia

sclerosi multipla cervelli

I nuovi criteri McDonald per la diagnosi della sclerosi multipla, pubblicati sulla rivista The Lancet Neurology, segnano un cambiamento profondo nella pratica clinica dei medici e dei pazienti che affrontano questa malattia. Le revisioni si articolano in tre ambiti principali: il rafforzamento delle basi biologiche della malattia, la semplificazione del percorso diagnostico e l’aumento della precisione nella diagnosi.

Sono 2,8 milioni le persone con sclerosi multipla nel mondo. In Italia, la malattia colpisce oltre 144.000 persone, con una nuova diagnosi ogni tre ore. È la prima causa di disabilità neurologica nei giovani adulti dopo i traumi, e colpisce soprattutto le donne, con un’incidenza doppia rispetto agli uomini.

Le nuove modifiche ai criteri McDonald, che ampliano quelli del 2017, puntano a ridurre ulteriormente i tempi di diagnosi: da una media di quattro anni nel 2001, a pochi mesi oggi. I criteri, riferimento internazionale dal 2001. L’aggiornamento è frutto del lavoro di un comitato internazionale di 56 esperti da 16 paesi, con competenze multidisciplinari. Il lavoro è stato coordinato dal International Advisory Committee on Clinical Trials in Multiple Sclerosis, (Comitato Consultivo internazionale per i trial clinici nella SM) di cui l’AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla con la sua Fondazione FISM fa parte e da ECTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis). Oltre ai dati scientifici, il gruppo ha considerato anche ciò che conta davvero per chi vive la malattia: ridurre l’incertezza, migliorare l’accesso alle cure e valorizzare la qualità della vita.

Con i nuovi criteri è riconosciuta la possibilità di diagnosticare la sclerosi multipla anche in presenza della Sindrome Radiologicamente Isolata osservata in persone senza sintomi clinici tipici della malattia ma che presentano danni alla sostanza bianca del sistema nervoso centrale rilevate attraverso risonanza magnetica.

Inoltre, non è più necessario dimostrare che le lesioni si siano formate in momenti diversi (la cosiddetta “disseminazione nel tempo” DIT). Ora è sufficiente rilevare lesioni in almeno due delle cinque aree principali del sistema nervoso centrale, (disseminazione nello spazio – DIS). Il nervo ottico misurato con tomografia a coerenza ottica per valutarne lo spessore entra ufficialmente tra le sedi anatomiche considerate per la diagnosi.

Inoltre, viene introdotta la misurazione sul liquido spinale delle catene leggere kappa (kFLCs).

Nei pazienti sopra i 50 anni, con fattori di rischio vascolare (come ipertensione, diabete, colesterolo alto, fumo o disturbi da cefalea), è consigliato l’uso di criteri aggiuntivi per confermare la diagnosi. Anche nei bambini e negli adolescenti, per garantire una diagnosi corretta, sono indicati esami di laboratorio supplementari.

L’AISM e la sua Fondazione FISM accolgono con favore l’aggiornamento dei criteri McDonald e si impegnano a favorire l’adozione consapevole dei nuovi criteri nella pratica clinica italiana, affinché ogni persona possa accedere a una diagnosi chiara tempestiva e accurata, ovunque si trovi: “I nuovi criteri rappresentano un cambiamento concreto nella diagnosi della sclerosi multipla: sono più sensibili e permettono un accesso più rapido alle cure, soprattutto nei casi più gravi. Resta fondamentale il ruolo del clinico, che interpreta i dati e distingue la SM da altre patologie simili. Una diagnosi tempestiva consente di iniziare subito i trattamenti efficaci, migliorando in modo significativo il decorso della malattia e offrendo alle persone la possibilità di affrontarla con maggiore consapevolezza per il proprio futuro”, dichiara il Prof. Mario Alberto Battaglia Presidente di FISM la fondazione di AISM.

“Come AISM, ci impegniamo affinché questi aggiornamenti vengano recepiti nella pratica clinica italiana, perché ogni giorno perso nella diagnosi è un giorno perso nella possibilità di prevenire la progressione di malattia”, dichiara Paola Zaratin, Direttore della Ricerca Scientifica di AISM/FISM.

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