Un recente studio italiano, pubblicato sulla rivista americana Practical Radiation Oncology, apre nuove prospettive per il trattamento radioterapico del tumore alla prostata, evidenziandone il ruolo cruciale anche nei casi più complessi.
In Italia, un uomo su otto riceve una diagnosi di tumore alla prostata, una patologia che con oltre 40mila nuovi casi l’anno si conferma il cancro più comune tra gli uomini over 50. Grazie ai progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie, oggi oltre il 90% dei pazienti riesce a guarire o a convivere con la malattia per decenni. Tuttavia, la sfida resta aperta per i circa 7mila pazienti all'anno colpiti da neoplasie metastatiche.
Un passo avanti nella cura dei tumori metastatici
Il lavoro, frutto dell’Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica (AIRO), offre risposte a domande a lungo dibattute dalla comunità scientifica. «La radioterapia – spiega Andrea Lancia, dirigente medico della Radioterapia Oncologica alla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia – non è solo una strategia consolidata per il trattamento dei tumori localizzati, ma si sta rivelando fondamentale anche nella gestione dei carcinomi prostatici ormonosensibili metastatici».
Secondo lo studio, il trattamento radioterapico può essere utile sia sul tumore primitivo sia sulle metastasi. Nei pazienti con malattia oligometastatica, l’aggiunta della radioterapia alla terapia sistemica ha mostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza, come evidenziato dall’aggiornamento dello studio STAMPEDE. Nei casi di malattia metastatica ad alto carico, invece, la radioterapia ha dimostrato di ritardare l’insorgenza di complicanze severe del tratto genitourinario (studio PEACE-1).
Inoltre, per pazienti selezionati, è possibile utilizzare cicli di radioterapia stereotassica con intento ablativo anche sulle metastasi, migliorando ulteriormente le prospettive terapeutiche.
Un'arma sempre più efficace e sostenibile
Negli ultimi dieci anni, la radioterapia oncologica ha compiuto progressi straordinari: le apparecchiature sono diventate più veloci e precise, riducendo il numero di sedute necessarie e limitando le tossicità. «Oggi il trattamento radioterapico viene prescritto a circa il 70% dei malati oncologici, da solo o in combinazione con altre terapie come chirurgia, chemioterapia o immunoterapia – sottolinea Marco Krengli, presidente AIRO e direttore della Radioterapia all’Istituto Oncologico Veneto IRCCS di Padova –. È un approccio sempre più personalizzato, che permette di combinare radicalità e minima invasività, con vantaggi sia per i pazienti sia per il Sistema Sanitario Nazionale».
Linee guida per il trattamento dei tumori metastatici
Il nuovo studio di AIRO si propone come una guida pratica per i gruppi multidisciplinari che si occupano di oncologia. «Abbiamo superato il vecchio dogma secondo cui il trattamento locale era riservato ai tumori localizzati, mentre le metastasi venivano gestite quasi esclusivamente con terapie farmacologiche – conclude Lancia –. Il nostro lavoro definisce con chiarezza il ruolo della radioterapia nei pazienti metastatici, fornendo indicazioni pratiche per oncologi, chirurghi e radioterapisti nella scelta delle migliori strategie terapeutiche».
La radioterapia, con le sue potenzialità di precisione e personalizzazione, si conferma così una delle risorse più promettenti nella battaglia contro il tumore alla prostata, anche nelle sue forme più avanzate.