L’immunoterapia rappresenta una delle innovazioni più significative in oncologia degli ultimi anni. Una recente ricerca, condotta da un team di ricercatori afferenti a istituzioni pubbliche e private, tra cui l’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori e IQVIA, ha analizzato l'impatto dell'introduzione di tale terapia sulla mortalità del melanoma, del tumore al polmone e del rene. Lo studio ha utilizzato dati nazionali raccolti tra il 2008 e il 2019, applicando modelli statistici avanzati.
Riduzione della mortalità
I risultati mostrano una riduzione significativa della mortalità nei tre tumori considerati, in relazione all’aumento dell’utilizzo di immunoterapie. In particolare, per ogni incremento dell’1% nell’utilizzo dei farmaci immuno-oncologici (misurato in "giorni di trattamento venduti"), la mortalità aggiustata si è ridotta dello 0,125% per il melanoma, dello 0,011% per il tumore al polmone e dello 0,005% per il tumore renale. Nel periodo analizzato, si stima che siano stati evitati circa 1.344 decessi per melanoma, 2.109 per tumore al polmone e 588 per tumore del rene. L’effetto più marcato si è osservato nel melanoma, il primo tumore ad aver beneficiato di questi trattamenti, mentre il tumore al polmone, più diffuso nella popolazione, ha mostrato il maggior numero assoluto di decessi evitati. Gli effetti si sono osservati con un ritardo fisiologico, coerente con i tempi di adozione delle nuove terapie nella pratica clinica.Riduzione dei costi sanitari
Sul fronte economico, l’adozione dell’approccio del capitale umano ha consentito di stimare i benefici in termini di produttività salvata. Il valore associato alla riduzione delle morti premature è stato calcolato tenendo conto dell’età, del sesso e della regione di residenza dei pazienti, applicando una stima dei redditi medi e della probabilità di occupazione. Secondo i risultati, l’introduzione dell’immunoterapia ha generato un risparmio complessivo di circa 121 milioni di euro in costi indiretti evitati tra il 2008 e il 2019: 49 milioni per il melanoma, 61,3 milioni per il tumore al polmone e 10,9 milioni per il tumore renale. Questi dati mostrano come il ritorno sociale dell’investimento in immunoterapia sia significativo e crescente nel tempo.Lo studio, pur solido dal punto di vista metodologico, presenta alcune limitazioni, come l’impossibilità di distinguere l’uso dei farmaci per indicazioni specifiche, la mancata considerazione dei progressi nelle tecniche diagnostiche e l’assenza di dati clinici dettagliati, in particolare sullo stadio della malattia al momento della diagnosi. Nonostante queste limitazioni, l’indagine rappresenta un contributo importante per la valutazione dell’impatto dell’immunoterapia in Italia. Sarà fondamentale, in futuro, prolungare il periodo di osservazione oltre il 2019, includere un numero più ampio di patologie oncologiche e integrare dati clinici più granulari. L’obiettivo è rafforzare le evidenze disponibili e supportare decisioni sanitarie fondate su risultati reali, promuovendo un accesso sempre più tempestivo, equo e sostenibile alle terapie innovative.
Fonte
https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/14737167.2025.2493130