Declino della qualità del seme: il ruolo delle bevande zuccherate

Negli anni si è assistito a un declino globale della qualità del seme. «L’alimentazione potrebbe rientrare tra i fattori di rischio modificabili, sui quali intervenire per migliorare la qualità spermatica» afferma Giovanni Pinna insieme alla Commissione Andrologia AME (Associazione Medici Endocrinologi), coordinata da Agostino Specchio. «Alcuni lavori hanno ipotizzato che il consumo di bevande zuccherate (sugar-sweetened beverage, SSB), abitudine diffusa nei Paesi Occidentali, potrebbe influire negativamente sulla qualità del liquido seminale attraverso diversi meccanismi», riferiscono gli specialisti.

«Un recente studio prospettico di coorte condotto negli Stati Uniti e in Canada (Joseph MD, et al. Andrology 2024) ha avuto l’obiettivo di studiare l’associazione tra consumo di SSB e qualità del liquido seminale», riportano gli esperti. «Sono stati analizzati i dati provenienti dai partner maschili inclusi nello studio PRESTO (Pregnancy Study Online) su coppie in cerca di gravidanza», proseguono Pinna e colleghi. «Lo studio includeva inizialmente donne (21-45 anni), che si trovavano in una relazione stabile con un partner maschile e che non utilizzavano contraccettivi né seguivano trattamenti per la fertilità», continuano gli specialisti. «Dopo aver completato un primo questionario online su fattori demografici, stile di vita e condizioni mediche, le partecipanti avevano la possibilità di invitare i propri partner (≥ 21 anni) a partecipare allo studio», osservano gli esperti. «Lo studio PRESTO aveva identificato un’associazione tra l’assunzione di SSB da parte del partner maschile e una ridotta probabilità di concepimento», commentano Pinna e colleghi.

«Un sotto-gruppo dei partecipanti di sesso maschile, statunitensi, che avevano cercato di concepire per un massimo di 6 mesi, è stato poi invitato a partecipare a un protocollo ancillare, che prevedeva la raccolta di due campioni di seme a casa, a distanza di almeno 7 giorni, durante la fase luteale della partner», riferiscono gli esperti. «Il consumo di SSB è stato valutato tramite un questionario online, che considerava quattro categorie: bevande analcoliche zuccherate, energy drink, succhi di frutta e bevande sportive», osservano Pinna e colleghi. «Gli uomini hanno riportato il consumo medio settimanale di ciascuna bevanda nell'ultimo mese, specificando i marchi più comuni, con la possibilità di aggiungere altri tipi di bibite non elencate», proseguono gli specialisti. «La qualità del seme è stata misurata con test domiciliare, impiegando un metodo già validato rispetto ai metodi di laboratorio standard», riportano gli esperti. «In breve, i partecipanti ricevevano una mini centrifuga portatile e due kit di test, in grado di restituire i dati quantitativi relativi a volume del seme, concentrazione spermatica e motilità degli spermatozoi», continuano Pinna e colleghi. «I risultati del test venivano caricati online dai partecipanti», riferiscono gli specialisti. «Lo studio ha tenuto conto di numerosi fattori confondenti, tra cui età, fumo, esercizio fisico, consumo di alcool e caffeina, condizioni mediche e stato psicologico. Sono stati reclutati 690 uomini (età media 32 anni, BMI medio 28 kg/m2) per un totale di 1247 campioni, con consumo medio di SSB di 3.2 bevande/settimana (il 16.2% consumava ≥ 7 SSB/settimana, il tipo più consumato erano le bevande analcoliche zuccherate, 1.7 bevande/settimana)», riportano Pinna e colleghi. «Sono state riscontrate le seguenti anomalie seminali: ridotto volume: 5.7%; ridotta concentrazione spermatica: 12.3%; ridotta conta totale degli spermatozoi (TSC): 8.5%; ridotta motilità: 28.3%; ridotta conta totale di spermatozoi mobili (TMSC): 11.6%», proseguono gli specialisti. «Il consumo di più di 7 SSB/settimana si associava a riduzione della concentrazione spermatica (−22%), della TSC (−22%) e della motilità (−4%)», riportano gli esperti. «L’analisi per sottotipo di SSB ha evidenziato che l’entità del consumo di bevande analcoliche zuccherate era inversamente associata a concentrazione spermatica, TSC e TMSC», continuano Pinna e colleghi. «I risultati stratificati per BMI indicavano che l’associazione tra SSB e riduzione di concentrazione spermatica era più forte in caso di BMI ≥ 25 kg/m2, mentre non era significativa con BMI < 25 kg/m2», commentano gli specialisti.

«Lo studio ha evidenziato che un maggiore consumo di SSB è associato a peggior qualità del seme, in particolare per quanto riguarda concentrazione spermatica, TSC e TMSC. Tale associazione sembrerebbe più marcata nei soggetti con sovrappeso/obesità (BMI ≥ 25 kg/m2), a suggerire che l’eccesso ponderale possa amplificare gli effetti negativi del consumo di SSB sulla fertilità maschile», proseguono Pinna e colleghi. «L’associazione tra consumo di SSB e motilità degli spermatozoi appare meno chiara, mentre volume seminale e morfologia non mostrano correlazioni significative, in linea con la maggior parte della letteratura esistente», osservano gli specialisti. «Infatti, precedenti osservazioni avevano evidenziato come l’elevata assunzione di SSB fosse associata a riduzione della concentrazione e/o del conteggio totale degli spermatozoi (Jensen TK, et al. Am J Epidemiol 2010; Yang H, et al. Medicine 2015; Efrat M, et al. Reprod Sci 2022)», commentano gli esperti. «Dal punto di vista biologico, l’effetto negativo delle SSB sulla qualità dello sperma potrebbe essere legato all’insulino-resistenza indotta dagli zuccheri, che aumenta lo stress ossidativo e può compromettere la funzione spermatica», riportano Pinna e colleghi. «Gli zuccheri aggiunti possono anche indurre alterazioni nella composizione degli acidi grassi, facilitare l’accorciamento dei telomeri e indurre il malfunzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicoli», continuano gli specialisti. «Tra i limiti dello studio vi sono possibili errori di classificazione dell’esposizione, in quanto il consumo di SSB è stato valutato solo al momento del reclutamento, mentre la spermatogenesi richiede circa 74 giorni», riferiscono gli esperti. «Inoltre, non è possibile escludere del tutto l’influenza di variabili come l’apporto calorico totale o il consumo di diete ad alto indice glicemico», osservano Pinna e colleghi. «Anche la mancata valutazione di altri parametri seminali, come la frammentazione del DNA, è da considerarsi un limite del presente studio. In ogni caso, questo studio suggerisce come le abitudini alimentari possano influenzare negativamente la qualità del seme e che in fase pre-concezionale vadano sempre raccomandate modifiche allo stile di vita», concludono gli esperti.

Andrology 2024, 12: 1730–9. doi: 10.1111/andr.13615.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38450974