Un recente studio pubblicato sulla rivista Cancer ha analizzato il rischio di malattie cardiovascolari (CVD) negli anziani che hanno affrontato un trattamento oncologico. Nonostante i progressi nella cura del cancro abbiano migliorato la sopravvivenza, i sopravvissuti al cancro sono a maggior rischio di sviluppare malattie come le CVD rispetto alla popolazione generale.
I pazienti oncologici hanno il doppio delle probabilità di morire per una malattia cardiovascolare rispetto agli individui senza cancro. Questo rischio è particolarmente elevato per coloro che ricevono farmaci cardiotossici.
Nel corso dello studio, 1.392 pazienti hanno ricevuto diagnosi di tumore. Rispetto ai pazienti senza cancro, i malati di cancro hanno mostrato il doppio delle probabilità di sviluppare CVD, con 10,3 eventi per 1.000 anni-persona nei soggetti senza cancro e 20,8 tra i pazienti oncologici.
Le incidenze di infarto miocardico, scompenso cardiaco e ictus erano più elevate nel gruppo oncologico, indipendentemente dai fattori di rischio cardiovascolari clinici. Il rischio era particolarmente elevato tra i pazienti con cancro metastatico, che hanno registrato un’incidenza cinque volte maggiore rispetto a quelli senza metastasi. Le terapie intensive con farmaci cardiotossici e la gravità del tumore in fase avanzata hanno contribuito a questo aumento del rischio.
Tra i vari tipi di tumore, quelli ematologici e polmonari hanno mostrato un rischio rispettivamente cinque e tre volte superiore di sviluppare CVD. Nei pazienti con tumore al polmone, spesso fumatori, il rischio è ulteriormente aggravato.
I maschi e i pazienti sopra i 75 anni presentavano un rischio cardiovascolare più elevato, in entrambi i gruppi (oncologici e non). La chemioterapia è stata associata a un rischio doppio di sviluppare CVD, probabilmente a causa della cardiotossicità dei farmaci somministrati a pazienti in migliori condizioni fisiche. Al contrario, i pazienti sottoposti a intervento chirurgico mostravano un rischio ridotto di CVD, probabilmente perché più sani al momento dell’operazione e grazie all’eliminazione rapida dei fattori tumorali. Tuttavia, la radioterapia è risultata associata a un aumento degli eventi cardiotossici.
L'uso di aspirina non ha mostrato alcun beneficio nel ridurre il rischio cardiovascolare, con tassi di incidenza simili tra i gruppi che assumevano aspirina e quelli con placebo.
Matteo Vian