La terapia della malattia di Alzheimer entra in una nuova fase. Con l’arrivo dei primi farmaci anti-amiloide realmente efficaci, come lecanemab e donanemab, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ha presentato al 55° Congresso nazionale di Padova (24-28 ottobre 2025) il documento EPA – Expert Panel on Alzheimer’s Disease, pensato per guidare l’applicazione clinica di queste terapie nel Servizio sanitario nazionale.
L’EPA definisce criteri di selezione, percorsi diagnostici e standard clinici per un utilizzo appropriato e uniforme dei nuovi trattamenti, evitando disuguaglianze territoriali e garantendo la sicurezza dei pazienti. “Abbiamo voluto costruire un linguaggio comune tra tutte le discipline coinvolte nella gestione dell’Alzheimer – spiega Alessandro Padovani, presidente uscente SIN –. L’obiettivo è assicurare diagnosi precoci e un accesso equo alle cure in tutto il Paese.”
Il documento nasce da una collaborazione multidisciplinare che coinvolge, oltre alla SIN, la Società Italiana di Medicina Nucleare, la Società Italiana di Radiologia Medica, la Società Italiana di Biochimica Clinica, la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia e la Società Italiana di Psicogeriatria, insieme a esperti di neurologia, geriatria, neuroradiologia e medicina di laboratorio.
L’EPA individua come candidati ideali i pazienti con decadimento cognitivo lieve o demenza di grado iniziale dovuta alla malattia di Alzheimer, specificando che le nuove terapie non sono indicate in tutti gli stadi della patologia. Grande attenzione è dedicata alla diagnosi precoce e appropriata, con l’obiettivo di semplificare i percorsi e ridurre gli esami invasivi o non necessari.
Elemento innovativo è la valorizzazione dei biomarcatori plasmatici, che l’EPA propone come alternativa ai marcatori liquorali e alle indagini PET. In collaborazione con la SIBioC, sono in corso attività di validazione e standardizzazione dei parametri biochimici per favorirne l’adozione su scala nazionale.
Il documento fornisce inoltre indicazioni sull’uso delle tecniche di imaging: risonanza magnetica e PET amiloide per la selezione dei pazienti e la prevenzione delle complicanze, oltre alla definizione condivisa dei criteri di fragilità clinica in accordo con la Società Italiana di Geriatria.
Centrale il ruolo dei Centri per i Disturbi Cognitivi e le Demenze (CDCD), chiamati a coordinare la selezione e il monitoraggio dei pazienti, garantendo uniformità di trattamento e presa in carico multidisciplinare. Infermieri, psicologi e neuropsicologi sono parte integrante del percorso descritto nel documento.
“Stiamo gettando le basi di un sistema pronto ad accogliere queste terapie – sottolinea Padovani –. Serve tempo, ma la direzione è chiara: individuare precocemente i pazienti che possono beneficiarne e assicurare loro un accesso equo, sicuro e sostenibile.”
L’EPA rappresenta così un punto di partenza per la stesura dei documenti attuativi che definiranno nel dettaglio i protocolli diagnostici e terapeutici, dai dosaggi plasmatici alle procedure di imaging, ponendo le basi per un upgrading strutturale e culturale nella gestione dell’Alzheimer in Italia.