La Rete Oncologica Nazionale del Ministero della Salute (ACC) ha presentato a ESMO 2025 i dati sui divari nella sopravvivenza oncologica fotografando uno scenario ricco di contraddizioni: grandi progressi scientifici ma esiti troppo diversi a seconda del Paese e del territorio.
Al convegno Alleanza Contro il Cancro, la Rete Oncologica Nazionale del Ministero della Salute ha mostrato infatti come in Europa la “geografia” del cancro pesa quasi quanto la biologia dove la sopravvivenza a 5 anni passa dal 59,7% dell'Europa Settentrionale al 45,0% di quella Orientale.
Ad esempio, con tumore della cervice: in Romania, la mortalità tra le donne è 8,5 volte superiore a quella della Finlandia mentre in Ungheria, tra gli uomini, il rischio di morire per neoplasia polmonare è 3,5 volte più elevato di quello svedese.
Questi squilibri raccontano di un Vecchio Continente a più velocità dove la sopravvivenza media UE 54,2%, con gap del 30% tra Nord ed Est Europa: «Il cancro è stato, ed è ancora, una malattia delle disuguaglianze», ha osservato Diego Serraino – consulente esterno ACC per il progetto finanziato dalla Commissione Europea EUNetCCC – European Network of Comprehensive Cancer Centers, già Direttore della Epidemiologia Oncologica e del Registro Tumori del FVG all'Irccs Cro di Aviano, associato alla Rete - e primo autore del lavoro. «Non tutti, lo rivelano i numeri, hanno beneficiato allo stesso modo di prevenzione, diagnosi precoci e terapie efficaci».
L'analisi, condotta sui 27 paesi UE cui sono state aggiunti Islanda e Norvegia utilizzando i registri europei ECIR ed ECIS ha rilevato, nel 2022, circa 1 milione 300 mila decessi per tumore, pari a circa un quarto di tutte le morti. Il divario medio tra il Paese più o meno colpito è pari a 1,6 volte ma per alcune sedi tumorali gli estremi si allargano molto. La Polonia presenta il tasso standardizzato di mortalità più elevato (331 per 100.000), mentre Malta il più basso (209 per 100.000) con 271 decessi in meno dell'atteso, con un gradiente stimato quindi a 1,3 tra aree migliori e peggiori.
Il documento che ACC evidenzia come «dietro i numeri ci siano fattori socioeconomici, copertura e qualità degli screening, percorsi diagnostico-terapeutici non omogenei e tempi di accesso ai trattamenti innovativi; dove gli screening sono organizzati e i percorsi funzionano, le neoplasie si intercettano prima e si curano meglio. Non è solo una questione di farmaci: contano organizzazione, prossimità e continuità delle cure».
Alleanza Contro il Cancro riveste un ruolo di leadership nel progetto europeo EUNetCCC (2024-2028), che mira a portare fino al 90% dei pazienti a cure di alta qualità vicino a casa, armonizzando standard e reti. La Rete coordina infatti la definizione degli aspetti strategici necessari per creare questa rete integrata di Comprehensive Cancer Centers a livello europeo, è responsabile di un work package e contribuisce alla governance e alla sostenibilità economica dell'iniziativa. Il progetto punta a mettere insieme risorse per la ricerca traslazionale, clinica e formazione, sviluppando l'oncologia in paesi con risorse limitate e promuovendo la collaborazione e la condivisione delle migliori pratiche tra i centri europei. «La scienza corre, ma senza sistemi capaci di distribuirne i benefici, restano troppi esclusi», aggiunge Serraino. «Serve una governance degli esiti, con indicatori comparabili e responsabilità chiare».
Per Alleanza Contro il Cancro la conclusione è strettamente operativa: usare questa "baseline" per concentrare interventi dove i gap sono maggiori e le performance più critiche. L'obiettivo è rendere irrilevante il “dove” nella prognosi oncologica: «Le disuguaglianze non sono un dato naturale – conclude Serraino – ma variabili di sistema. E i sistemi si cambiano».