Un recente studio ha valutato efficacia e tollerabilità del cabozantinib in pazienti con carcinomi tiroidei scarsamente differenziati (PDTC) nel contesto clinico reale.
I PDTC sono neoplasie rare, associate a prognosi infausta. Il trattamento sistemico si basa sull'uso di inibitori multi-chinasici (MKI), un approccio mutuato dall'esperienza con i carcinomi tiroidei differenziati iodo-refrattari. Il cabozantinib è un MKI approvato come terapia di seconda linea nel carcinoma iodo-refrattario, ma sono molto limitati i dati sulla sua sicurezza ed efficacia specifica per i PDTC.
Lo studio retrospettivo, effettuato presso la University of Pennsylvania, ha incluso 7 pazienti arruolati in studi clinici con diagnosi confermata di PDTC (classificato secondo i criteri di Torino), che avevano ricevuto cabozantinib in qualsiasi linea terapeutica tra il 2010 e il 2022.
Lo scopo della ricerca era valutare le mediane di sopravvivenza libera da progressione (PFS, Progression-Free Survival) e sopravvivenza globale (OS, Overall Survival).
I dati estratti dalle cartelle cliniche elettroniche hanno mostrato come chirurgia (86%), radioterapia sul collo (71%) e/o palliativa (43%), e terapia con radioiodio (57%) fossero i principali trattamenti precedenti all’uso del cabozantinib. 6/7 (86%) avevano ricevuto un MKI di prima linea (lenvatinib o sorafenib) prima del cabozantinib, ottenendo tutti un beneficio clinico (risposta parziale o stabilizzazione della malattia) con PFS mediana di 11.36 mesi, ma interrompendolo per progressione (33%) o tossicità intollerabile (66%); nell’arco di un tempo mediano di 10.53 mesi la risposta al trattamento con cabozantinib è stata parziale (PR) in 4 pazienti (57%), stabilizzazione (SD) in 2 (29%) e progressione di malattia (PD) in 1 caso. La PFS mediana è stata di 12.9 mesi con una sopravvivenza globale di 14.21 mesi.
La maggior parte degli eventi avversi correlati al trattamento è stata di basso grado (1 o 2 nell'83% dei casi); i più comuni sono stati diarrea (50%), ipertensione (33%) ed eruzione cutanea (17%). Due pazienti hanno richiesto una riduzione della dose e uno ha dovuto interrompere il trattamento.
Questo studio retrospettivo fornisce un contributo prezioso per la gestione del PDTC, una neoplasia tiroidea che costituisce una sfida per la sua rarità, aggressività e mancanza di un consenso diagnostico e terapeutico standardizzato. Lo studio offre i primi dati "real-world" specifici su questa popolazione.
I principali limiti di questo studio sono due: il primo, più evidente, è la dimensione campionaria estremamente ridotta (7 pazienti). Con questo tipo di campione, è impossibile trarre conclusioni definitive o generalizzare i risultati, perché le stime di PFS e OS sono suscettibili a fluttuazioni casuali. Il secondo è legato alla natura retrospettiva dello studio e alla potenziale selezione dei pazienti. Infatti, è probabile che i pazienti inclusi rappresentino un sotto-gruppo con prognosi relativamente più favorevole. Questo bias di selezione potrebbe aver sovra-stimato l’efficacia rispetto alla popolazione generale di pazienti con PDTC.
In conclusione, Cabozantinib sembra un'opzione terapeutica efficace e ragionevolmente ben tollerata per i pazienti con PDTC, specialmente per quelli che hanno avuto progressione con gli MKI di prima linea o non li hanno tollerati. È comunque necessario sottolineare l'urgente necessità di studi più robusti per guidare le decisioni cliniche in questa specifica forma di carcinoma tiroideo, identificare eventuali biomarcatori predittivi di risposta nel PDTC e ottimizzare le strategie terapeutiche.
BIBLIOGRAFIA: Real word outcomes of cabozantinib therapy in poorly differentiated thyroid carcinoma. Eur Thyroid J 2024, 13: e240225.