Importanti segnali di miglioramento nei principali indicatori di qualità dell’assistenza al diabete e nuove sfide legate all’invecchiamento della popolazione e alla gestione delle cronicità emergenti. I nuovi dati degli Annali AMD 2024, presentati oggi al Senato, delineano un panorama clinico in trasformazione per la diabetologia italiana. L’analisi annuale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD) è fondata su un bacino di oltre 750.000 pazienti gestiti da più di 300 centri specialistici. La popolazione con diabete tipo 1 (DM1) continua a invecchiare, con una quota crescente di over65 (18,3%) e persino di ultraottantenni. Un dato clinicamente rilevante è l’aumento dell’obesità, passata dal 13,9% al 14,3%. Questa doppia tendenza (età ed eccesso ponderale) accresce il rischio di complicanze micro e macrovascolari, tra cui la retinopatia diabetica, presente nel 21,8% del campione.
Solo il 36,2% dei pazienti DM1 raggiunge il target di HbA1c ≤7,0%, mentre il 46,1% ha il colesterolo sotto controllo (in miglioramento rispetto al 42,7% dello scorso anno). Sul fronte terapeutico, prevale l’uso di insulina basale di seconda generazione (89,6%), mentre resta limitata la penetrazione delle tecnologie avanzate: i microinfusori sono utilizzati solo dal 19,1% dei pazienti, una soglia ritenuta ancora troppo bassa. Il 30% è in terapia antipertensiva e il 48% con farmaci ipolipemizzanti. Nel diabete tipo 2 (DM2) si conferma il trend positivo nella gestione del peso: l’obesità scende dal 36% al 35%. Cresce significativamente l’impiego dei farmaci innovativi (SGLT2i e GLP-1 RA), che salgono complessivamente dal 67,5% al 77,4%. La metformina resta stabile al 70%, così come l’insulina al 32%. Due terzi dei pazienti sono in trattamento con ipolipemizzanti e antipertensivi. Il 56% dei pazienti DM2 mantiene l’HbA1c entro i target, mentre migliorano i livelli di colesterolo (dal 40,2% al 44% dei pazienti a target). Ancora critico, invece, il controllo pressorio: solo il 26,5% raggiunge valori adeguati. Le principali complicanze restano la nefropatia (50%), la malattia cardiovascolare (15%) e la retinopatia (12%).
Nel diabete gestazionale (GDM), i dati segnalano un lieve miglioramento nella diagnosi tempestiva: il 52,2% delle donne ha effettuato lo screening glicemico tra la 24ᵃ e 28ᵃ settimana, mentre le diagnosi tardive sono scese al 13,6%. I principali fattori di rischio rilevati sono l’età >35 anni (41,1%) e l’obesità pregravidica (25,6%). Degna di nota la crescente eterogeneità culturale dei pazienti: il 14% delle persone assistite proviene da Paesi extra-europei, evidenziando l’importanza di un approccio interculturale nella presa in carico. Nonostante i progressi, alcune aree restano critiche: il monitoraggio del piede diabetico e della retinopatia risulta ancora disomogeneo, anche per limiti strumentali e organizzativi. “Un esempio concreto di come ‘sfruttare’ al meglio questi dati ci arriva dai casi del piede diabetico e della retinopatia”, osserva Riccardo Candido, Presidente AMD. “Gli Annali ci dicono che su queste complicanze non riusciamo a raccogliere i dati in modo puntuale. Sarebbe quindi utile fornire dei retinografi a tutti i centri di diabetologia per rendere più semplice e accessibile il controllo del fondo oculare nei soggetti con diabete, e realizzare un tavolo di lavoro nazionale per la gestione del piede diabetico”.
Oltre alla fotografia dello stato attuale della cura, gli Annali alimentano un’intensa attività scientifica. “Dagli Annali AMD si è sviluppata un’importante attività di ricerca clinica osservazionale”, sottolinea Graziano Di Cianni, Presidente di Fondazione AMD. “Abbiamo approfondito tanti aspetti chiave nella gestione del diabete, incluse le tematiche di genere, la cura del paziente anziano, l’assistenza alla popolazione migrante e l’appropriatezza nell’utilizzo dei farmaci”. “Presto – aggiunge Di Cianni – potremo analizzare anche i tipi di diabete meno frequenti (LADA, MODY, diabete secondario), per identificare e comprendere meglio le caratteristiche di questi pazienti. La nostra banca dati continuerà a crescere, aiutandoci a contrastare l’inerzia terapeutica e a curare sempre meglio tutte le persone con diabete. Riteniamo di avere a disposizione gli strumenti più idonei per misurarci con le nuove sfide che dovremo affrontare nei prossimi anni”.