Si stima che negli USA il 21% degli adolescenti (età fra 12 e 18 anni) siano obesi (BMI > 95° percentile per sesso ed età). «La prevalenza è maggiore fra gli ispano-americani (31%) ed esiste una significativa associazione con povertà e fattori ambientali (disponibilità di cibo ipercalorico a basso costo, ore passate davanti allo schermo, ridotta attività fisica), traumi, razzismo e stigma dovuto al peso» riferiscono gli esperti della Commissione AME di Endocrinologia Pediatrica, dell’Adolescenza e della Transizione, coordinata da Piernicola Garofalo.
«Anche fra i ragazzi italiani i dati di prevalenza sovrappeso/obesità sono analoghi e anche in Italia si segnala una maggiore prevalenza nelle regioni del sud, notoriamente a minor reddito» proseguono gli esperti. «Queste le conseguenze: anche in adolescenza l’obesità è associata ad aumento del rischio di mortalità cardio-vascolare (CV) e della comparsa di diabete mellito tipo 2 nell’adulto». «Circa 4 persone su 10 affette da obesità in età evolutiva lo rimarranno anche in età adulta» osservano Garofalo e colleghi.
«Una recente revisione (Kelly AS, et al. JAMA 2024) ha preso in considerazione 92 articoli (pubblicati da gennaio 2013 ad aprile 2024) riguardanti epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi e terapia dell’obesità nell’adolescenza» riportano gli esperti. «Il trattamento dell’obesità richiede un approccio globale, che può includere tre principali linee di intervento: variazioni dello stile di vita, terapia farmacologica e chirurgia bariatrica».
«La modifica dello stile di vita rimane sempre la prima linea di intervento: prevede dieta, attività fisica e counseling comportamentale. Sono necessarie almeno 26 ore di intervento/anno, con l’obiettivo di raggiungere una riduzione ponderale pari al 3% del BMI iniziale» affermano gli esperti.
«L’aggiunta di una terapia farmacologica (fentermina/topiramato non disponibile in Italia; liraglutide, semaglutide) può ottenere dopo un anno di trattamento una riduzione del BMI che varia dal 5% al 17% a seconda degli schemi terapeutici impiegati» riferiscono gli esperti. «I farmaci causano effetti collaterali di tipo gastro-intestinale nel 20-50% dei casi (nausea, vomito, diarrea). Non vengono segnalati eventi avversi maggiori» proseguono Garofalo e colleghi.
«La terza linea di intervento è la chirurgia bariatrica, che va riservata ai casi di obesità severa, intesa come BMI ≥ 140% del 95° percentile per sesso ed età (o BMI ≥ 40 kg/m2), oppure, in presenza di comorbilità CV, BMI ≥ 120% del 95° percentile per sesso ed età (o BMI ≥ 35 kg/m2)» osservano gli specialisti. «Tali procedure chirurgiche, pur con le diverse tecniche impiegate, riescono a ottenere un decremento del BMI fino al 30% a un anno» riportano gli esperti.
«Gli stessi autori sottolineano alcune criticità metodologiche della revisione: non si tratta di una revisione sistematica di tutti gli studi pubblicati; non è stata effettuata una valutazione qualitativa degli studi presi in considerazione; le popolazioni prese in esame non sono omogenee né comparabili per diverse variabili» commentano Garofalo e colleghi. «La maggior parte degli studi non riporta le percentuali di adolescenti che hanno raggiunto gli obiettivi di BMI attesi, rendendo difficile esprimere un parere sull’efficacia delle varie misure d’intervento».
«In aggiunta, sono da evidenziare altri aspetti critici che sono carenti: un’attenta valutazione economica degli interventi e qualsiasi tentativo di analisi costo/beneficio - l’unico dato dei costi è relativo ai soli farmaci (approvati da FDA), ma non per ciclo di terapia; una valutazione reale dell’accessibilità ai vari metodi di cura proposti nel setting USA; riferimenti agli aspetti psicologici e cognitivo-comportamentali secondari alle varie tipologie di intervento/cura prospettate nella valutazione degli esiti; qualsiasi cenno alla gestione dell’età di transizione» proseguono gli esperti.
«In conclusione, si tratta di una revisione completa e sufficientemente documentata, che fornisce una visione d’insieme sugli strumenti e le linee di intervento da attivare nella gestione dell’obesità in età evolutiva» affermano gli esperti. «Da consigliare soprattutto a chi si avvicina alla prima presa in carico di adolescenti con sovrappeso o obesi».
JAMA 2024, 332: 738-48. doi: 10.1001/jama.2024.11809.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39102244/