Un nuovo studio, pubblicato su Vaccines, condotto dalla McGill University conferma l'importanza delle dosi annuali di richiamo del vaccino anti-COVID-19 per i pazienti immunocompromessi affetti da malattie infiammatorie immuno-mediate (IMID), tra cui artrite reumatoide, lupus, malattie infiammatorie intestinali e sclerosi multipla. Lo studio fornisce prove solide a supporto delle raccomandazioni per la vaccinazione annuale dei soggetti vulnerabili.
Le IMID colpiscono più di sette milioni di canadesi. I farmaci che assumono spesso indeboliscono la risposta ai vaccini, aumentando la loro vulnerabilità alle infezioni. All'inizio della pandemia, gli studi clinici sui vaccini raramente includevano pazienti immunocompromessi, lasciando un'importante lacuna nella comprensione della loro efficacia in questo gruppo. Per affrontare questo problema, l'Agenzia per la Salute Pubblica del Canada e il COVID-19 Immunity Task Force hanno commissionato questo studio. I ricercatori hanno quindi esaminato la frequenza con cui le persone affette da malattie infiammatorie immuno-mediate hanno contratto il COVID-19 nonostante avessero ricevuto almeno tre dosi di un vaccino a mRNA contro il COVID-19.
La ricerca ha seguito 366 pazienti con IMID in Canada, utilizzando test PCR salivari e misurazioni anticorpali per una valutazione più precisa del rischio di infezione.
I risultati mostrano che il 15% dei partecipanti ha contratto il COVID-19 almeno una volta nell'arco di un anno, ma coloro che avevano livelli elevati di anticorpi specifici generati dalla vaccinazione hanno registrato una minore probabilità di infezione. Secondo gli autori, l'immunità tende a diminuire nel tempo, rendendo necessarie le dosi di richiamo per mantenere una protezione adeguata.
Gli esperti sottolineano che, sebbene i primi vaccini a mRNA del 2021 fossero altamente efficaci nel prevenire la malattia grave, l'emergere di nuove varianti e il declino dell'immunità hanno reso più frequenti le infezioni post-vaccinali.
"I primi vaccini a mRNA nel 2021 erano altamente efficaci nel prevenire le forme gravi della malattia, ma con il declino dell'immunità e l'emergere di nuove varianti, le infezioni post-vaccinali sono diventate più comuni", ha detto l'autrice senior Sasha Bernatsky. "Il COVID-19 resta una delle principali cause di ospedalizzazione, soprattutto per i gruppi vulnerabili. Come l'influenza, è ora una minaccia stagionale che non possiamo ignorare".
"I nostri risultati evidenziano l'importanza delle dosi di richiamo, poiché l'immunità diminuisce naturalmente nel tempo e mantenere livelli elevati di anticorpi può essere la chiave per proteggersi dall'infezione", conclude Bernatsky.
Attualmente, sono in corso ulteriori studi presso il Research Institute of the McGill University Health Centre per valutare l'efficacia delle nuove strategie vaccinali nei pazienti con IMID e in altri individui immunocompromessi.