Professione medica
Medicina generale
10/03/2025

Le differenze di genere nella salute cardiovascolare femminile, focus a Milano

Le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di mortalità a livello globale, con differenze significative tra uomini e donne. Se ne è parlato all'incontro “Le donne verso un cuore consapevole”

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Le malattie cardiovascolari sono una delle principali cause di mortalità a livello globale, con differenze significative tra uomini e donne riguardo la prevalenza, la manifestazione clinica, la risposta ai trattamenti e il vissuto emotivo e cognitivo. Se ne è parlato in un incontro che si è tenuto a Milano presso la sede dell’Unione Femminile Nazionale, “Le donne verso un cuore consapevole”, che aveva l’obiettivo di promuovere il confronto tra esperti italiani sulle differenze di genere nelle patologie cardiovascolari e sul ruolo della prevenzione mirata e dell’innovazione digitale, riconoscendo la salute delle donne come un investimento sociale ed economico fondamentale. Oltre a cardiologi, ricercatori, analisti e psicologi, anche i pazienti hanno espresso il loro punto di vista attraverso una tavola rotonda con l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (Alice Italia Odv), il Coordinamento nazionale associazioni del cuore (Conacuore Odv) e la Fondazione italiana per il cuore (Fipc). Le donne tendono a manifestare sintomi atipici rispetto agli uomini, con conseguente ritardo nella diagnosi e nel trattamento. Fattori di rischio genere-specifici come sindrome dell’ovaio policistico, menarca precoce, terapie contraccettive orali, ansia e depressione, complicanze della gravidanza, malattie autoimmuni, menopausa prematura e terapie per il cancro al seno, contribuiscono ulteriormente allo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Nonostante queste importanti differenze, la consapevolezza rimane bassa. Diversi studi mostrano che le donne sono meno informate degli uomini sui propri rischi cardiovascolari e partecipano meno ai programmi di screening. La scarsa consapevolezza è stata confermata dal Carin Women survey, uno studio multicentrico condotto da Arca (Associazioni regionali cardiologi ambulatoriali), coinvolgendo 49 ambulatori cardiologici su tutto il territorio nazionale. Su 5.600 pazienti intervistate, solo il 10% si è ritenuta ad alto rischio cardiovascolare.

«La valutazione di tale rischio nella donna dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita e considerata dinamica, in quanto può modificarsi in qualunque momento. Il riconoscimento precoce e il trattamento dei fattori di rischio possono alterare la traiettoria degli eventi cardiovascolari avversi», spiega Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del Gruppo studio malattie CV di genere Arca.

Le donne vivono più a lungo ma in condizioni di salute peggiori. Il 51% del carico sanitario femminile è causato da malattie comuni a entrambi i sessi, ma con maggiore impatto sulle donne. Circa il 60% del carico di cattiva salute si manifesta in età lavorativa, con conseguenze su reddito e benessere familiare. Le patologie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, sono le principali cause di mortalità e disabilità in Italia per la popolazione femminile, con un costo annuale di circa 41 miliardi di euro e in media 59 giorni di lavoro persi. Solo ictus e infarto pesano sul carico di cattiva salute femminile per il 10%. È questo il quadro tracciato da Irene Gianotto, consulente di The European House - Ambrosetti. «Lo stato di salute e il benessere delle donne devono diventare un parametro cruciale per misurare il benessere complessivo della società. Migliorare la salute femminile significa sostenere la crescita economica e generare benefici sanitari e sociali. A livello globale, lo dimostra una correlazione positiva tra Pil pro capite e stato di salute femminile», prosegue Gianotto. «Investire nella medicina di genere non genera benefici solo per la salute delle donne. Integrando le differenze biologiche e sociali in prevenzione, diagnosi e trattamento, quest’approccio garantisce cure più appropriate per tutti, con benefici anche per uomini, anziani, bambini e transgender. Non dimentichiamoci che nel 70-80% dei casi la salute familiare è gestita dalle donne. La salute delle donne, in molti casi, è anche quella delle famiglie di cui fanno parte».

Ancora oggi, la ricerca pre-clinica e clinica non tiene conto delle differenze di sesso e genere, e le donne sono sottorappresentate negli studi clinici. Ciò impedisce di individuare percorsi di prevenzione, diagnosi e cura appropriati e specifici. Le malattie cardiovascolari, considerate un problema maschile, sono la principale causa di morte delle donne. Alla base di questa evidenza ci sono cause come la diversa sintomatologia, la sottostima dei sintomi e del rischio da parte dei medici e delle stesse donne, ritardi nella diagnosi e presa in carico, minore accesso a trattamenti terapeutici e dispositivi innovativi, con maggiore probabilità di eventi avversi. «L’adozione della medicina di genere come strategia sanitaria è cruciale per garantire diagnosi tempestive e percorsi terapeutici adeguati, migliorare l’appropriatezza delle cure e ridurre il gender gap in termini di salute e aspettativa di vita», commenta Elena Ortona, direttrice del centro di medicina di genere dell’ISS. «Considerare il sesso e il genere nelle azioni di prevenzione e cura è necessario per promuovere l’equità e l’appropriatezza degli interventi, rafforzando la ‘centralità della persona’ e applicando una medicina personalizzata».

Il digitale sta rivoluzionando la cardiologia preventiva. I progressi della telemedicina, dell’intelligenza artificiale e dei dispositivi indossabili permettono una gestione più efficiente del rischio cardiovascolare e una maggiore aderenza terapeutica, «con benefici per i pazienti, in particolare quelli affetti da cronicità, che assumono un ruolo attivo nella gestione della propria patologia e del regime terapeutico, e con un risparmio per il sistema sanitario nazionale. Tuttavia, tali potenzialità sono limitate da ostacoli pratici, burocratici e socio-culturali», sottolinea il prof. Enrico Caiani, Politecnico di Milano – IRCCS Istituto Auxologico italiano. Fondamentale è la scelta corretta degli strumenti hardware e software, che devono essere affidabili e sicuri, guidata dal medico. Tuttavia, l’integrazione di queste soluzioni nei percorsi clinici e il livello di adozione da parte del personale sanitario sono frenati dall’assenza di meccanismi di rimborso per questi dispositivi e dal non riconoscimento della prestazione legata al tempo necessario a rivedere i dati del paziente e interagire con esso. A ciò si aggiunge il basso livello di competenze sanitarie della popolazione, congiunto all’utilizzo di fonti di informazione online non sempre affidabili, soprattutto se generate dall’IA, che limita la corretta interpretazione dei propri sintomi.

La comunicazione tra medico e paziente, attraverso un approccio empatico e personalizzato, può migliorare l’adesione alle cure e alle strategie di prevenzione, rafforzando l’alleanza terapeutica e il benessere delle donne. L’aspetto psicologico gioca un ruolo fondamentale nel rischio cardiovascolare femminile, secondo Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia dell’Università di Milano, che approfondisce il legame tra emozioni, cognizione e malattie cardiache. «La scarsa consapevolezza delle donne del proprio rischio cardiovascolare è influenzata da bias cognitivi, fattori emotivi e variabili socio-culturali. La percezione del rischio è spesso determinata da un insieme di fattori ed esperienze personali, piuttosto che da dati oggettivi. Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente, anche con soluzioni tecnologiche, può promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole».

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