I trattamenti mini-invasivi eco-guidati rappresentano un’alternativa alla chirurgia e, in alcuni casi, la terapia di prima linea per i noduli tiroidei citologicamente benigni (Orloff LA, et al. Head Neck 2022). «L’iniezione percutanea di etanolo (PEI) è considerata un valido approccio terapeutico per i noduli tiroidei cistici o prevalentemente cistici recidivanti e sintomatici. È stato infatti dimostrato (Yang CC, et al. Endocrinol Metab (Seoul) 2021; Cesareo R, et al. Clin Endocrinol (Oxf) 2022) che la PEI ottiene una riduzione del volume nodulare che varia tra l’80% e il 100% per i noduli tiroidei puramente cistici e tra il 65% e l’85.4% per i noduli prevalentemente cistici», affermano Martina Cicia (Cattedra di Endocrinologia, Università Cattolica del Sacro Cuore [UCSC], Roma), Giampaolo Papi (Cattedra di Endocrinologia, UCSC, Roma e UOC Endocrinologia, USL Modena) e Alfredo Pontecorvi (Cattedra di Endocrinologia, UCSC, Roma). «Sebbene siano stati pubblicati numerosi studi sull’efficacia della PEI, non sono state approfondite altrettanto adeguatamente le complicanze e la sicurezza di tale procedura», riferiscono gli esperti.
L’obiettivo di una revisione sistematica con meta-analisi recentemente pubblicata (Scappaticcio L, et al. Thyroid 2024) era «valutare la prevalenza delle complicanze della PEI nel trattamento dei noduli tiroidei cistici e prevalentemente cistici e la loro gestione» segnalano gli esperti. Questi i criteri di inclusione: «sono stati raccolti i dati provenienti da studi osservazionali pubblicati dal 1990. Sono stati inoltre inclusi i dati provenienti da una coorte di pazienti affetti da noduli tiroidei cistici benigni sottoposti a PEI tra il 1° giugno 2021 e il 31 marzo 2024 presso l’Unità di Endocrinologia e Malattie Metaboliche dell’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli» riportano Cicia, Papi e Pontecorvi. End-point primario: «prevalenza delle complicanze della PEI eco-guidata. End-point secondari: valutazione delle caratteristiche cliniche e gestione delle complicanze», riferiscono gli specialisti.
Le complicanze sono state suddivise in minori (dolore locale, sensazione transitoria di bruciore, ematoma del collo, febbre, reazione vaso-vagale con ipotensione, o un insieme di sintomi, tra cui vertigini e/o vampate di calore e/o tachicardia e/o cefalea e/o nausea) e maggiori (disfonia con o senza disfagia, aritmia, sindrome di Horner, tireotossicosi o ipotiroidismo, lesione esofagea, lesione tracheale, ustione, complicanze infettive).
«Sono stati trovati 1189 studi, 48 dei quali (retrospettivi osservazionali) sono stati inclusi per la revisione sistematica e per la metanalisi, per un totale di 3670 noduli cistici» proseguono Cicia e colleghi. Ecco quanto è emerso.
Complicanze minori: «1) Dolore locale: prevalenza 21%. Il dolore era localizzato nel sito del nodulo ablato, talora si irradiava a livello della mascella e dell’orecchio e nella maggior parte dei pazienti risultava transitorio (minuti/poche ore). Talvolta si rendeva necessaria una terapia con FANS per alcuni giorni. 2) Sensazione di bruciore transitorio: prevalenza 2%. Si verificava entro pochi secondi dall’iniezione di etanolo e si risolveva entro pochi secondi/minuti senza l’utilizzo di terapia specifica. Insieme di sintomi (vertigini e/o vampate di calore e/o tachicardia e/o cefalea e/o nausea): prevalenza 2%. Si verificava dopo pochi minuti dalla procedura e si risolveva spontaneamente senza terapia specifica. 3) Ematoma del collo: prevalenza 2%. Si presentava entro pochi secondi/minuti come tumefazione cervicale nel sito di iniezione dell’etanolo. Era riconducibile a emorragia intra-cistica o extra-tiroidea (intra-muscolare o sotto-cutanea) e si risolveva generalmente entro una settimana, con applicazione di impacchi di ghiaccio, bendaggio compressivo e glucocorticoidi per alcuni giorni. 4) Febbre: prevalenza 1%. Regressione spontanea entro uno o due giorni, senza terapia specifica. 5) Reazione vaso-vagale con ipotensione: prevalenza 1%. Regressione spontanea entro 30 minuti, senza trattamento» riportano gli specialisti.
Complicanze maggiori: «1) Disfonia: prevalenza 1%. Causata da danno chimico a carico del nervo laringeo ricorrente omolaterale, dopo fuoriuscita di etanolo verso la regione posteriore del collo e il lobo tiroideo inferiore. Si manifestava durante o subito dopo la procedura, con tempi di risoluzione variabili tra 24 ore e alcune settimane. Nella maggior parte dei casi si rendeva necessaria la somministrazione di terapia corticosteroidea associata a logopedia. 2) Aritmia: prevalenza 1% (due casi di tachicardia transitoria). 3) Complicanze infettive del nodulo: prevalenza 1%. Un solo caso documentato, registrato a distanza di 25 giorni dalla PEI, con necessità di incisione e drenaggio dell’ascesso. 4) Tireotossicosi: prevalenza 1%. Un solo caso documentato, clinicamente evidente dopo circa 30 minuti dalla PEI, con sudorazione e tachicardia, accompagnate da soppressione dei valori di TSH e lieve aumento di fT3 e fT4, che gradualmente si normalizzavano dopo una settimana senza necessità di trattamento», proseguono Cicia, Papi e Pontecorvi.
Il tasso di prevalenza pesato delle complicanze PEI-correlate è risultato del 32%: «minori 32%, maggiori 2%» riferiscono gli esperti. «Riguardo alla casistica retrospettiva dell’Università “Vanvitelli” di Napoli, sono stati considerati 68 pazienti (39 donne) con noduli tiroidei, citologicamente benigni, cistici (37 puramente cistici e 31 parzialmente cistici), con volume medio di 14.1-16.3 mL. Venivano riportate complicanze in 41 pazienti (60.3%), delle quali 40 minori (20 casi di bruciore transitorio, 11 casi di dolore locale, 4 casi di ematoma del collo, 2 casi di reazione vaso-vagale con ipotensione e 3 casi con “altri sintomi”) e una maggiore (disfonia)»,.
«Lo studio analizza per la prima volta la prevalenza e la gestione di tutte le possibili complicanze della PEI nei noduli tiroidei cistici e prevalentemente cistici, citologicamente benigni» commentano Cicia e colleghi. «Complicanze si verificano in un terzo dei casi, ma sono pressoché tutte minori, transitorie e facilmente gestibili. Le complicanze maggiori – in particolare la lesione del nervo laringeo ricorrente – si manifestano solo nel 2% dei casi e regrediscono anch’esse dopo trattamento medico (ed eventuale logopedia nel caso della disfonia)».
«Limitazioni dello studio sono la mancata definizione, nei singoli studi esaminati, della posizione dei noduli trattati, del sesso dei pazienti che hanno sviluppato le complicanze, della quantità di etanolo somministrata e delle dimensioni degli aghi utilizzati per la procedura», osservano Cicia, Papi e Pontecorvi. «È importante, vista la significativa variabilità della prevalenza delle complicanze, che la procedura venga eseguita in centri qualificati e da operatori esperti e che il paziente venga debitamente edotto dei possibili eventi avversi della PEI», concludono gli esperti.
Thyroid 2024, 34:1068-81. doi: 10.1089/thy.2024.0241.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/39030844/