Ennesimo episodio di violenza contro i sanitari. Questa volta le vittime sono due infermiere e un'operatrice sociosanitaria, colpite brutalmente. nel dipartimento di psichiatria dell'ospedale di Prato nella notte tra il 5 e il 6 gennaio. Lo denuncia, in una nota, la Società italiana di psichiatria (Sip) che attraverso il suo Coordinamento nazionale dei servizi psichiatri di diagnosi e cura (Cn-Spdc), chiede al ministro della Salute, Orazio Schillaci, l'istituzione di una Commissione interministeriale che coinvolga i ministeri di Interno e della Giustizia per affrontare "immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari".
I numeri sono impietosi. I dati pubblicati dal dicastero della Salute relativi all'anno 2023, raccolti dall'Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie (Onspeps) indicano 16 mila le aggressioni in un anno che hanno coinvolto 18.000 operatori. Due terzi delle persone aggredite sono donne.
"È gravissimo che questi fatti diventino 'normali' nel lavoro degli operatori sanitari", dice Giancarlo Cerveri, co-presidente Cn-Spdc. "Non è accettabile che qualcuno possa andare a lavorare con la paura per la sua incolumità. Difendere il Servizio sanitario nazionale passa anche dal difendere i lavoratori che operano quotidianamente 24 ore al giorno 365 giorni l'anno sacrificando la propria famiglia i propri affetti e in questi casi anche la propria incolumità. Non possiamo permettere che queste persone fuggano dal loro lavoro per paura".
"Non è accettabile che la politica volga lo sguardo altrove, che non sostenga lo sforzo di tutti i lavoratori e soprattutto lavoratrici che si sacrificano per il bene comune", continua Andreas Conca segretario Cn-Spdc . "In ospedale - continua - è il pronto soccorso il luogo più pericoloso per il rischio di subire aggressioni, ma nell'area di degenza il reparto di psichiatria ha un numero di aggressioni enormemente più elevato rispetto agli altri reparti. Nella medicina territoriale poi i servizi psichiatrici e per le dipendenze sono i luoghi più esposti".
"È poi una questione fortemente al femminile", precisa Emi Bondi, co-presidente Cn-Spdc. "Le lavoratrici donne sono più esposte forse proprio perché percepite più vulnerabili. Anche questa questione va affrontata con informazione, preparazione e tutela. In conclusione, se si vuole tutelare il Servizio sanitario nazionale come un bene prezioso diventa necessario tutelare la sicurezza di chi lavora soprattutto nell'urgenza del pronto soccorso o nei Servizi di salute mentale. Chiediamo al ministro Schillaci l'istituzione di una Commissione interministeriale che coinvolga il ministero degli Interni e quello di Grazia e Giustizia che affronti immediatamente il tema della sicurezza degli operatori sanitari", conclude Bondi.