Uno studio recente pubblicato sulla rivista Healthcare ha esaminato i regimi alimentari a base vegetale (PBDs, Plant-Based Diets) più comuni tra bambini e adolescenti, analizzandone benefici, rischi e impatti sulla salute e la prevenzione delle malattie.
Sebbene le diete prive di alimenti di origine animale siano diventate popolari tra gli adulti, per motivi etici ed ecologici principalmente, la loro idoneità nei bambini richiede una valutazione attenta, poiché le esigenze nutrizionali variano significativamente durante le fasi dello sviluppo. In particolare, l'assunzione nutrizionale durante i primi 1.000 giorni di vita gioca un ruolo sostanziale nella salute a lungo termine, nello sviluppo neurologico, nella crescita del peso corporeo e nella predisposizione alle malattie non trasmissibili.
Queste diete spesso richiedono una pianificazione attenta per soddisfare le esigenze nutrizionali, soprattutto per i bambini. Nonostante queste diete tendano ad essere più sane, possono portare potenziali carenze di calcio, ferro, zinco e acidi grassi omega-3 e necessitano dell’uso di integratori per sopperirle.
Inoltre, la carenza di vitamina B12 è comune nelle persone vegetariane/vegane e, se non trattata nei bambini, può portare a un danno neurologico duraturo, anche se affrontata in seguito.
La ricerca, svolta da ricercatori italiani tra Parma e Piacenza, ha cercato di fare il punto fra le varie evidenze disponibili in letteratura sui vari modelli alimentari a base vegetale.
Nello studio, i ricercatori hanno analizzato le PBDs più comuni e valutato i loro benefici, rischi e fattibilità nella prevenzione delle malattie e nella promozione della salute durante lo sviluppo.
Per alcune linee guida le diete vegane non sono raccomandate nei primi due anni di vita; tuttavia, in caso di scelta genitoriale irreversibile, è fondamentale un attento monitoraggio dei bambini, insieme a una regolare supervisione dietetica e medica.
Secondo l'American Academy of Pediatrics, una dieta vegetariana ben pianificata è un sostituto sano per tutte le fasi dello sviluppo. Le linee guida dietetiche americane 2020-25 raccomandano uova, prodotti a base di soia, prodotti lattiero-caseari, semi, noci, oli, frutta e verdura per i bambini di età compresa tra 12 e 24 mesi che non consumano carne o pesce.
Uno studio ha riportato durate dell'allattamento al seno più lunghe nei bambini con diete vegane/vegetariane rispetto a quelli che seguono diete onnivore con rischi maggiori di carenze e l’uso di integratori risulta spesso necessario.
Di contro, uno studio su quasi 9.000 bambini di età compresa tra 6 e 8 anni non ha trovato differenze significative nello stato nutrizionale tra vegetariani e non vegetariani, sebbene i vegetariani avessero una maggiore probabilità di essere sottopeso.
Un altro studio ha specificato una tempistica per introdurre cibi solidi per i bambini vegani/vegetariani. I cereali fortificati con ferro potrebbero essere introdotti per primi durante le fasi iniziali dello svezzamento, tra i quattro e i sei mesi; una volta che i cereali sono tollerati, si possono iniziare frutta e verdura in qualsiasi ordine. Le proteine, come il tofu, la purea di legumi e lo yogurt di soia, potrebbero essere avviate al settimo o ottavo mese.
Gli operatori sanitari dovrebbero quindi fornire indicazioni chiare e basate sull’evidenza alle famiglie che scelgono diete PBDs per i propri figli, spiegando che intraprendere tali regimi senza un’adeguata supervisione può comportare rischi significativi per la salute.