Uno studio appena pubblicato su JAMA Internal Medicine da un gruppo diretto da Thomas A. Wadden, del Dipartimento di Psichiatria della Perelman School of Medicine, University of Pennsylvania, Philadelphia, rassicura rispetto ai timori che l'uso di semaglutide – l'antidiabetico agonista del recettore del glucagone-like peptide-1 (GLP-1) sempre più prescritto anche per la gestione del peso – potesse essere associato a un aumento del rischio di sviluppare sintomi di depressione o ideazione suicidaria.
L'analisi condotta su 3.377 partecipanti degli studi STEP 1, 2 e 3, e su 304 partecipanti dello studio STEP 5, ha esaminato i sintomi depressivi e l'ideazione suicidaria utilizzando strumenti validati come il Patient Health Questionnaire (PHQ-9) e la Columbia-Suicide Severity Rating Scale (C-SSRS). I risultati indicano che, dopo 68 settimane di trattamento, non vi sono differenze clinicamente significative nei punteggi medi del PHQ-9 tra i gruppi trattati con semaglutide e quelli trattati con placebo. Inoltre, solo l'1% dei partecipanti in ciascun gruppo ha riportato ideazione suicidaria, senza differenze significative tra semaglutide e placebo.
Gli autori sottolineano che la popolazione studiata era selezionata e che i pazienti con disturbi psichiatrici gravi preesistenti erano esclusi dagli studi, limitando la generalizzabilità dei risultati a questi gruppi di pazienti. La durata relativamente breve del follow-up (68 settimane) è un'altra limitazione, poiché non consente di trarre conclusioni definitive sugli eventuali effetti a lungo termine.
“Questi studi sono rassicuranti e supportano le conclusioni preliminari della FDA e dell'EMA secondo cui non esistono prove sufficienti per collegare gli agonisti del recettore GLP-1 all'ideazione suicidaria” scrivono Timothy S. Anderson, dell'Università di Pittsburgh, e Deborah Grady, dell'Università della California a San Francisco, nell'editoriale di accompagnamento allo studio di Wadden e colleghi e a un altro lavoro sullo stesso tema comparso sulla stessa rivista. “Nessuno degli studi risponde chiaramente alla domanda se gli agonisti del recettore GLP-1 peggiorino i sintomi nei pazienti con problemi di salute mentale preesistenti” sottolineano.
JAMA Internal Medicine 2024. Doi: 10.1001/jamainternmed.2024.4346
http://doi.org/10.1001/jamainternmed.2024.4346
JAMA Internal Medicine 2024. Doi: 10.1001/jamainternmed.2024.4320
http://doi.org/10.1001/jamainternmed.2024.4320