Professione medica
Violenza operatori, ancora aggressioni. Sip: abbiamo diritto a lavorare in modo sicuro
“La criticità della situazione è nota non ci sono più scuse da parte dello Stato per non agire prontamente”. Parla così presidente della Società italiana di psichiatria, Liliana Dell’Osso
“La criticità della situazione è nota non ci sono più scuse da parte dello Stato per non agire prontamente, se non l'indifferenza e il ritenere la morte o le lesioni agli operatori un rischio calcolato e accettato. E questa prospettiva noi non possiamo permetterla, come psichiatri e come esseri umani: la prima volta è stata una tragedia, non permettiamo che diventi una farsa”. La denuncia arriva dalla presidente della Società italiana di psichiatria, Liliana Dell’Osso, a seguito dell’ennesimo atto di violenza subito dalla categoria. La psichiatria, secondo i dati Anaao-Assomed, è la branca della medicina più colpita: il 34%, seguita dai pronto soccorso (20%).
La situazione
Lo scorso anno l’omicidio della psichiatra Barbara Capovani a Pisa, poi l’aggressione violentissima a L’Aquila alla sua collega Francesca Pacitti, ora un altro atto di violenza a Montedomini a due passi da Firenze, un vero e proprio ‘sequestro’ di una psichiatra e di una infermiera, durato quasi un’ora, e poi centinaia e migliaia di altre spinte, aggressioni fisiche e minacce verbali, ormai ordinaria amministrazione per oltre metà del personale che lavora nel campo della salute mentale, racconta in una nota la Sip. La percezione del rischio è profondamente peggiorata nel corso degli ultimi anni e rappresenta uno degli elementi di fuga degli operatori dal servizio sanitario nazionale. I numeri nazionali e generali sono noti (16 mila aggressioni nel 2023, un terzo fisiche e due terzi verbali, nel 70% ad operatrici, ad opera di pazienti o parenti), ma anche drammaticamente sottodimensionati per le poche denunce su casi meno violenti, ma non per questo meno gravi. Ancora più pesanti sono quelli che riguardano l’ambito della salute mentale.Le necessità
Da qui la denuncia della presidente della società: “Karl Marx notava come i fenomeni storici si ripetano: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. La nuova aggressione subita dai colleghi a Montedomini è un evento grave, che non avrebbe dovuto verificarsi – spiega Dell’Osso –. E invece lo ha fatto, nonostante la morte di Barbara Capovani, nonostante i tentativi di sensibilizzazione circa le tragiche condizioni lavorative dei medici, nonostante le richieste di aiuto. Sono seguiti messaggi di solidarietà, ma nessun cambiamento pragmatico”. “Vi sono almeno tre necessità da risolvere, prima che si verifichi un altro omicidio – aggiunge Emi Bondi presidente del Coordinamento SPDC e presidente uscente della Società Italiana di Psichiatria –: adeguare il numero di posti letto per acuti che attualmente risultano insufficienti, ai bisogni della popolazione e sono in continuo calo per la chiusura di molte strutture a causa della carenza di operatori; trovare una soluzione legislativa per coniugare il diritto alle cure adeguate per i soggetti autori di reato con patologia psichiatrica e la sicurezza degli operatori, e – infine – creare spazi di ricovero adeguati per rispondere ai bisogni di cura emergenti di pazienti sempre più giovani con problematiche nuove spesso connesse all’uso di sostanze stupefacenti”. “Il problema della collaborazione delle forze dell'ordine e in generale della sicurezza sui luoghi di lavoro non riguarda infatti solo la (imprescindibile) incolumità degli operatori – precisa Dell’Osso – ma impatta anche sul loro modo di lavorare e riguarda in generale anche il mandato della psichiatria. Perché, se gli operatori sanno di poter essere tutelati lavorano meglio e ricorrono di più a strategie relazionali e meno ad approcci interventistico-coercitivi”. “È necessario anche lavorare a riprogettare l'organizzazione del sistema sanitario, perché – aggiunte Bondi – la situazione attuale è frutto di vent'anni di mancati investimenti e di una progressiva riduzione del personale, degli spazi e della sicurezza”.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui
nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito farmaceutico iscrivendoti alla nostra Newsletter!