L’Istituto Superiore di Sanità segnala che oltre la metà delle donne vittime di violenza presenta un disturbo post-traumatico da stress, con sintomi gravi rilevati anche a distanza di anni. Il dato emerge dai primi risultati del progetto di ricerca EpiWE, dedicato all’analisi delle conseguenze psicologiche e biologiche della violenza. Le specialità coinvolte riguardano psichiatria, psicologia clinica, pediatria, neuropsichiatria infantile, epidemiologia e genetica.
Lo studio, coordinato dall’ISS e finanziato dal Ministero della Salute, ha raccolto finora cento campioni biologici. L’analisi è stata effettuata su settantasei donne vittime di violenza, mentre il restante campione è stato utilizzato come controllo. Secondo i dati diffusi, il 27% presenta una diagnosi di PTSD e il 28,4% mostra caratteristiche compatibili con PTSD complesso. Il 23% presenta sintomi depressivi secondo la scala CES-D e il 32% risulta ad alto rischio di subire nuovamente violenza.
Il comunicato Iss riporta che oltre l’80% delle donne coinvolte è di cittadinanza italiana. Nel 97% dei casi l’aggressore è un uomo e nel 71% si tratta del partner o del coniuge. La violenza risulta ripetuta nel tempo nel 90% delle situazioni esaminate. Più della metà delle partecipanti ha un livello di istruzione pari o superiore al diploma e il trentaquattro per cento un’occupazione stabile.
Il progetto prevede la raccolta di campioni biologici per individuare “cicatrici epigenetiche”, segni molecolari che modificano l’attività dei geni senza alterarne la sequenza. Secondo l’ISS, queste informazioni potrebbero in futuro contribuire a definire interventi di prevenzione personalizzati delle conseguenze a lungo termine della violenza. Il questionario digitale EpiWEAT, elaborato in cinque lingue, supporta la raccolta dei dati clinici e psicologici.
L’iniziativa è stata estesa anche ai minori esposti alla violenza assistita grazie a un accordo con la Regione Puglia. Il questionario EpiCHILD è stato somministrato a ventisei bambini e adolescenti tra sette e diciassette anni. I primi risultati indicano che quasi l’ottanta per cento ha vissuto come evento traumatico l’aver assistito a violenze fisiche in famiglia, con la presenza di casi di PTSD complesso e livelli elevati di depressione. Nel novantadue virgola tre per cento dei casi l’aggressore è il padre.
Secondo l’ISS, i dati confermano la necessità di programmi di screening nelle strutture sanitarie e nei servizi sociali, interventi multidisciplinari integrati e protocolli di prevenzione basati su evidenze scientifiche. Il progetto prevede follow-up programmati per monitorare nel tempo l’evoluzione della sintomatologia e sviluppare una base dati utile per studi futuri sul trauma.