L’infezione causata dal virus di Epstein-Barr (EBV) responsabile della mononucleosi, sarebbe direttamente collegata all’insorgenza della sclerosi multipla nei bambini e negli adolescenti. Sono i risultati di uno studio condotto dall’Unità di Neurologia dello Sviluppo dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e pubblicato sul Journal of Neurology.
Il risultato rafforza l’ipotesi di un legame causale tra l’infezione virale e l’insorgenza della malattia autoimmune, aprendo nuove prospettive per la prevenzione e lo sviluppo di strategie terapeutiche mirate.
La sclerosi multipla è una patologia infiammatoria cronica del sistema nervoso centrale caratterizzata da una risposta autoimmune che danneggia la mielina, la guaina protettiva delle fibre nervose.
Sebbene più comune in età adulta, circa il 10% dei casi insorge in bambini o adolescenti. Nonostante l’esordio prima dei 10 anni sia raro (circa 1% dei casi), la malattia si manifesta nel 10% dei pazienti tra i 10 e i 18 anni, con caratteristiche cliniche specifiche che richiedono protocolli terapeutici dedicati.
Accanto ai fattori genetici, negli ultimi anni le infezioni virali, in particolare la mononucleosi da EBV, sono emerse come potenziali elementi chiave nella patogenesi della malattia.
La ricerca ha coinvolto 219 pazienti tra 6 e 17 anni, di cui 57 con diagnosi di sclerosi multipla.
Attraverso l’analisi di campioni di sangue, i ricercatori hanno valutato la presenza di anticorpi specifici contro l’EBV, evidenziando tutti i bambini affetti da sclerosi multipla avevano contratto virus di Epstein-Barr, spesso in modo asintomatico.
Per validare il dato, i risultati sono stati confrontati con due gruppi di controllo: bambini con malattie autoimmuni non neurologiche e pazienti con cefalea primaria, considerati immunologicamente sani.
In questi ultimi, solo il 59% presentava evidenze di una precedente infezione da EBV.
La differenza, statisticamente significativa, suggerisce una relazione diretta tra infezione da virus della mononucleosi e sviluppo della sclerosi multipla in età evolutiva.
“Mentre la relazione tra infezione da EBV e insorgenza della sclerosi multipla in età adulta è accettata dalla comunità scientifica, la sua importanza per i casi ad esordio prima dei 18 anni appariva piuttosto dubbia. I nostri risultati, invece, confermano che si tratta di un fattore di rischio fondamentale anche nel bambino e nell’adolescente,” afferma il dott. Gabriele Monte, primo autore dello studio.
Il prof. Massimiliano Valeriani, responsabile di Neurologia dello Sviluppo del Bambino Gesù e coordinatore della ricerca, ha aggiunto: “Comprendere i meccanismi con cui il virus della mononucleosi contribuisce all’attivazione autoimmune è cruciale per sviluppare interventi preventivi efficaci. Il nostro studio supporta la possibilità che un vaccino contro il virus che scatena la mononucleosi possa avere un impatto significativo sulla riduzione dell’incidenza della sclerosi multipla nei più giovani”.