Un bambino o adolescente su sette in Europa convive con un disturbo di salute mentale. È quanto emerge dal nuovo rapporto dell’Oms Europa dedicato alla salute mentale dei minori, realizzato attraverso l’Office on Quality of Care and Patient Safety di Atene e il Mental Health and Wellbeing (Mhw). Il documento, pubblicato l’11 novembre, raccoglie per la prima volta dati completi provenienti dai 53 Paesi della Regione europea.
Il report segnala che le ragazze risultano colpite in misura maggiore: una su quattro, nella fascia d’età 15-19 anni, convive con un disturbo di salute mentale. Il suicidio resta la principale causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni.
Negli ultimi quindici anni la prevalenza dei disturbi mentali tra bambini e adolescenti (0-19 anni) è aumentata di circa un terzo, mentre i servizi sanitari «non sono riusciti a tenere il passo con la domanda crescente». In media, nei Paesi europei si registra un solo psichiatra ogni 76.000 minori.
«Questo rapporto è un campanello d’allarme per la Regione», ha dichiarato João Breda, responsabile dell’ufficio Oms di Atene, sottolineando che «ogni bambino e giovane ha diritto a cure di qualità». Per Ledia Lazëri, consulente regionale per la salute mentale dell’Oms Europa, il documento rappresenta «una svolta» perché riunisce per la prima volta dati completi che possono orientare le decisioni politiche e lo sviluppo dei servizi.
Il rapporto evidenzia forti disparità tra i Paesi europei:
• uno su quattro non dispone di servizi di salute mentale basati sulla comunità per bambini e adolescenti;
• uno su cinque non ha una politica specifica per la salute mentale dei giovani;
• la qualità dell’assistenza varia in modo significativo tra gli Stati.
L’Oms Europa invita i governi a un’azione urgente e coordinata per colmare le lacune e garantire a tutti i minori un’assistenza di qualità. Il documento individua nove priorità per i sistemi sanitari: elaborare piani nazionali coordinati, introdurre incentivi per la qualità, definire standard e linee guida cliniche, riprogettare i modelli di servizio, coinvolgere famiglie e comunità, rafforzare la forza lavoro, misurare gli esiti rilevanti e condividere le buone pratiche.