Nel 2024, circa 4,6 milioni di bambini e adolescenti in Italia hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, equivalenti a circa il 51% della popolazione pediatrica nazionale. L’uso dei medicinali risulta leggermente più frequente tra i maschi (51,9%) rispetto alle femmine (49,9%). Sono i dati che emergono dall’ultimo rapporto Osmed.
Rispetto al 2016, si osserva un raddoppio sia nella diffusione sia nei consumi di psicofarmaci tra i minori. Pur restando su valori contenuti, il numero medio di confezioni è passato da 20,6 ogni 1.000 bambini (prevalenza dello 0,26%) a 59,3 ogni 1.000 (prevalenza dello 0,57%) nel 2024. Le categorie di farmaci maggiormente prescritte sono antipsicotici, antidepressivi e medicinali per il trattamento dell’ADHD.
“Questo aumento non ci sorprende, perché è parallelo all’incremento della prevalenza dei disturbi mentali nei giovanissimi che stiamo rilevando in questi ultimi anni – spiegano i presidenti della Società Italiana di Psichiatria Antonio Vita e Guido Di Sciascio –. Si tratta di un trend in crescita segnalato da più parti, dalla psichiatria alla neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, e riguarda diverse condizioni patologiche. A questo si aggiunge anche una maggiore capacità di riconoscimento e di collegamento dei giovani con i servizi, ancora non pienamente sufficiente ma sicuramente in miglioramento”.
L’impiego di psicofarmaci aumenta con l’età, raggiungendo il picco nella fascia 12-17 anni, in cui si contano 129,1 confezioni ogni 1.000 ragazzi e una prevalenza dell’1,17%. Questo andamento conferma un trend in crescita, coerente con quanto evidenziato da studi epidemiologici internazionali, che mostrano un incremento globale delle prescrizioni pediatriche di psicofarmaci, in particolare dopo la pandemia di Covid-19.
“È importante per noi – concludono i presidenti SIP – non solo la quantità, ma soprattutto l’appropriatezza: questo incrocio va osservato con grande attenzione, per evitare autoprescrizioni, comprese quelle provenienti da servizi non specialistici o non sufficientemente competenti, e per scongiurare la reiterazione delle prescrizioni senza un adeguato monitoraggio. Questo rappresenta un ulteriore stimolo, una sollecitazione a una saldatura ancora più forte tra i servizi per l’infanzia e l’adolescenza e quelli per l’età adulta, anche in relazione all’aumento di prevalenza e all’uso dei farmaci che si sta registrando. Attenzione, infine – affermano Di Sciascio e Vita – a non interrompere trattamenti prescritti dai servizi specialistici senza aver prima consultato gli stessi, e, per i genitori, agli psicofarmaci lasciati incustoditi nell’armadietto dei medicinali”.