Tra il 1990 e il 2021 le persone con Disturbo dello Spettro Autistico nella fascia 15-39 anni sono aumentate da 17,52 a 24,13 milioni a livello globale, con un incremento della disabilità del 56%. I dati emergono da un’analisi del Global Burden of Disease (GBD), pubblicata su Frontiers in Public Health e presentata al 50° Congresso nazionale della Società Italiana di Psichiatria (SIP) in corso a Bari.
In Italia si stima che le persone nello spettro autistico siano circa l’1% della popolazione, pari a circa 500.000 individui. Secondo la SIP, la presa in carico nella transizione all’età adulta presenta una criticità specifica. «Le stime ufficiali indicano 1.214 centri per diagnosi e presa in carico, ma solo 648 offrono servizi anche per l’età adulta – afferma Antonio Vita, vicepresidente SIP –. Una riduzione dei servizi al compimento della maggiore età compromette la continuità e la qualità di vita delle persone e delle famiglie».
La SIP sottolinea che l’autismo è una condizione che accompagna l’individuo per tutta la vita. «I bambini autistici diventano adulti. In molti casi le forme più lievi restano non riconosciute fino all’età adulta – dichiara Liliana Dell’Osso, presidente SIP – Il camouflaging, soprattutto nelle donne, può ritardare la diagnosi e ostacolare l’accesso alla presa in carico».
Il rapporto GBD indica che l’aumento della prevalenza in età adulta può essere legato alla fase successiva alla fine del percorso scolastico. «Si osserva un secondo picco quando i supporti formativi terminano e aumentano le richieste di autonomia, lavoro e relazioni sociali – osserva Vita –. La difficoltà di questa transizione può accentuare vulnerabilità e disabilità».
Per la SIP, l’obiettivo è spostare l’attenzione sull’intero ciclo di vita. «È necessario abbandonare una visione limitata all’infanzia – afferma Giulio Corrivetti, vicepresidente SIP –. Servono percorsi di diagnosi e trattamento anche nell’adulto e supporto pratico per l’inserimento sociale e lavorativo».
La società scientifica richiama infine la necessità di approcci integrati tra servizi di salute mentale, rete territoriale e sostegno alla vita indipendente. «L’autismo può rappresentare una matrice di vulnerabilità alla psicopatologia lungo l’arco della vita – conclude Dell’Osso –. I servizi devono crescere con le persone, non interrompersi nel passaggio all’età adulta».