2.1. Indicazioni e selezione del paziente
La TWA è indicata in pazienti con dolore invalidante non controllabile con terapia conservativa, in caso di artrosi primaria o secondaria, artrite reumatoide, esiti di fratture radiocarpiche complesse o fallimenti di artrodesi parziali.
La selezione del paziente è fondamentale: la protesi totale è riservata a soggetti motivati, con buona qualità ossea e richiesta funzionale moderata. Sono controindicazioni relative: infezioni pregresse, instabilità legamentosa grave, insufficienza dei tendini estensori, osteoporosi severa o attività manuale pesante.
2.2. Evoluzione del design protesico
Le prime protesi (Swanson®) in silicone avevano funzione interposizionale ma non sostitutiva; seguite da modelli metallici cementati (Meuli, Volz), che garantivano stabilità ma ridotta durata. Fig 1
Le moderne protesi modulari non cementate (Re-Motion®, Maestro™, Motec®, Universal2®) sono progettate per riprodurre la cinematica radio-carpica fisiologica. Sono costituite da:
• componente radiale con stelo intramidollare;
• componente carpale fissata al capitato o ai metacarpi prossimali;
• inserto in polietilene ad alta densità.
Il design semi-vincolato consente un equilibrio tra stabilità e mobilità, riducendo lo stress da contatto e il rischio di mobilizzazione asettica.
FIG 1 a e b
La protesi di polso Re-Motion è un sistema di sostituzione articolare totale progettato per la sostituzione completa del polso, che prevede tre componenti: radiale, sfera carpale e placca carpale. È stata sviluppata per richiedere una minore resezione del radio distale e delle ossa carpali rispetto ad altri impianti e si fissa con viti. L'impianto mira a migliorare la riduzione del dolore e la funzione del polso, sebbene la sua idoneità per i pazienti molto giovani possa essere discutibile a causa della resezione della prima fila carpale.
La protesi Motec è stata disegnata specificatamente per i pazienti ad alta richiesta funzionale, con l’obbiettivo di garantire un polso stabile, senza dolore e ottima mobilità, con minimo rischio di lussazione o mobilizzazione.
La fissazione avviene attraverso due fittoni filettati in lega di titanio, ricoperti da Bonit, uno strato di trifosfato di calcio che ottimizza la stabilità a lungo termine dell’impianto.
L’articolarità della protesi (ball in the socket) avviene tra la testa in cromo-cobalto e la coppa ricoperta in PEEK e carbonio.
Follow-up di 12 anni e più di 400 casi trattati, senza casi di mobilizzazione o osteolisi riportati.
2.3. Tecnica chirurgica
Il paziente è in posizione supina, con l’arto superiore su tavolo dedicato. Si utilizza un accesso dorsale longitudinale centrato sul terzo mediano, preservando i tendini estensori.
Dopo sinoviectomia e osteotomia del radio distale, si procede alla preparazione del canale intramidollare.
La componente carpale è ancorata al capitato o alla fila prossimale del carpo, previa resezione del semilunare e dello scafoide.
L’inserto in polietilene è interposto tra le componenti, e il bilanciamento deve garantire assenza di sublussazioni dorsali o palmari.
Segue immobilizzazione per 3–4 settimane e un protocollo riabilitativo progressivo mirato a recuperare la flesso-estensione (fino a 50–60° totali) e la deviazione radiale-ulnare (25–30°).
2.4. Risultati clinici e complicanze
Le protesi di terza generazione mostrano risultati superiori rispetto alle precedenti.
Il tasso di sopravvivenza a 10 anni è compreso tra l’80 e l’90% (Weiss et al., 2023).
La mobilità residua media è del 60–70% rispetto al polso controlaterale.
Le complicanze più comuni includono:
• mobilizzazione asettica (10–15%);
• sinovite;
• infezione (3–5%);
• rottura tendinea (rara ma grave).
La revisione o la conversione ad artrodesi resta una soluzione efficace in caso di fallimento tardivo.