Il Centro di Medicina del Sonno dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, in collaborazione con Università di Pavia, Fondazione Mondino, CNR, Università Uninettuno e Università di Genova, ha condotto una revisione sistematica sugli effetti dell’ora legale sul riposo e sulla vigilanza diurna, pubblicata su Sleep Medicine Reviews.
L’analisi ha raccolto e valutato 27 studi internazionali, mostrando come il passaggio primaverile all’ora legale sia associato a riduzione della durata e qualità del sonno, maggiore frammentazione e incremento della sonnolenza diurna. Gli effetti sono risultati più marcati nei soggetti con cronotipo serale, che tendono a coricarsi tardi e a risentire maggiormente dello spostamento dell’orologio sociale.
Al contrario, il ritorno all’ora solare in autunno ha mostrato conseguenze più contenute e in alcuni casi transitorie, con un temporaneo aumento delle ore di sonno.
“Il cambiamento stagionale dell’orario – spiega Andrea Romigi, neurologo del Neuromed – incide in modo misurabile sul riposo, in particolare in primavera. Gli effetti sono generalmente transitori, ma ripetuti ogni anno possono contribuire a un disallineamento tra ritmi biologici e sociali”.
Gli autori sottolineano la necessità di studi più ampi e basati su polisonnografia, per chiarire le conseguenze a lungo termine di questi adattamenti cronobiologici. Comprendere meglio l’impatto dei cambi stagionali, aggiunge Romigi, potrà aiutare a definire politiche sanitarie e sociali più rispettose della fisiologia del sonno.