Circa il 40% dei pazienti con emicrania resistente e il 30% di quelli con forma refrattaria possono migliorare in sei mesi, passando a una condizione meno severa se seguiti in centri di terzo livello. È quanto emerge dallo studio multicentrico prospettico REFINE, pubblicato su The Journal of Headache and Pain.
Lo studio
• Coinvolti 489 pazienti (età mediana 45 anni, quasi l’80% donne) trattati in centri cefalee europei.
• Classificazione iniziale: 52,4% emicrania non resistente/non refrattaria (NRNRM), 36,4% resistente (ResM), 11,2% refrattaria (RefM).
• Follow-up a 6 mesi:
o Il 40,5% dei pazienti ResM è migliorato a NRNRM, mentre il 4,5% è peggiorato a RefM.
o Il 32,7% dei RefM è migliorato, ma i due terzi restano stabili.
o Circa il 22% dei pazienti inizialmente NRNRM è peggiorato a ResM.
Impatto clinico
• I punteggi HIT-6 (Headache Impact Test-6), HALT (Headache-Attributed Lost Time) e HADS (Hospital Anxiety and Depression Scale) sono migliorati significativamente nella coorte complessiva, soprattutto nei ResM, mentre i RefM non hanno mostrato miglioramenti clinici rilevanti.
• Rispetto agli altri gruppi, RefM e ResM presentavano all’ingresso livelli di disabilità e comorbilità ansioso-depressive più elevati.
Conclusioni
Secondo gli autori, la distinzione tra emicrania resistente e refrattaria non solo riflette diversi gradi di gravità e disabilità, ma può avere importanti implicazioni prognostiche e gestionali: “I pazienti con ResM hanno una probabilità maggiore di migliorare, mentre la RefM resta la condizione più impegnativa in termini di trattamento e qualità di vita”.