La neuroriabilitazione, tradizionalmente destinata ai pazienti con esiti di ictus, traumi cerebrali e altre condizioni neurologiche, si propone oggi come modello per una medicina del futuro più “umana” e multidimensionale. Lo evidenzia uno studio guidato dal Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, appena pubblicato su The Lancet Neurology.
Il lavoro – firmato da Alessandra Del Felice, Antonio Luigi Bisogno, Margherita Bertuccelli, Nick S. Ward e Maurizio Corbetta – propone un cambio di paradigma: integrare biologia, psicologia, ambiente e reti sociali nel percorso di prevenzione, cura e riabilitazione, superando l’approccio puramente biomedico.
“Il riconoscimento internazionale della neuroriabilitazione come precursore di una medicina incentrata sulla persona nella sua totalità è un traguardo importante” sottolinea Del Felice, prima autrice e docente a Padova.
Nella Clinica Neurologica e Stroke Unit dell’Ateneo, questo modello è già in applicazione: i pazienti vengono seguiti da équipe multidisciplinari e con metodologie innovative, con risultati migliori in termini di recupero funzionale, qualità di vita e ottimizzazione delle risorse sanitarie.
Lo studio individua tre elementi chiave che stanno orientando anche altri ambiti medici:
• integrazione tra biologia e fattori esterni (comportamento, ambiente, reti sociali);
• collaborazione interdisciplinare;
• metodologie innovative per valutare interventi complessi e personalizzati.
Nonostante il valore dimostrato, i servizi di neuroriabilitazione restano poco valorizzati nei sistemi sanitari. Per questo The Lancet Neurology ha istituito una Commissione dedicata a definire priorità di ricerca e promuovere nuove tecnologie, come interfacce cervello-computer e realtà virtuale.
La prospettiva, concludono gli autori, è una vera “medicina dei sistemi”: personalizzata, olistica e centrata sul paziente.