L’esposizione prolungata alle alte temperature può compromettere in modo significativo la capacità di apprendimento degli studenti, con un impatto maggiore sulle prestazioni in matematica e nelle fasce più vulnerabili della popolazione. A lanciare l’allarme è una revisione sistematica pubblicata su Plos Climate, che ha analizzato i dati relativi a quasi 14,5 milioni di studenti in 61 Paesi.
Lo studio, firmato da Konstantina Vasilakopoulou del Royal Melbourne Institute of Technology e Mat Santamouris della University of New South Wales, ha esaminato gli effetti cumulativi dell’esposizione al caldo urbano nelle aule scolastiche, sottolineando una correlazione tra temperature elevate e declino cognitivo. Secondo gli autori, la prolungata esposizione al calore riduce la capacità di apprendere e assimilare conoscenze, colpendo soprattutto i compiti complessi. Le performance in matematica risultano più penalizzate rispetto a quelle in lettura.
Il rischio non è solo cognitivo. Gli esperti mettono in evidenza anche un aumento dei problemi di salute mentale e una crescente disuguaglianza educativa. Gli studenti provenienti da contesti a basso reddito e appartenenti a minoranze risultano fino a tre volte più colpiti dalla perdita di apprendimento rispetto ai coetanei di fasce più agiate.
La revisione sottolinea inoltre la presenza di disparità globali: nei Paesi più poveri, le perdite cognitive risultano significativamente più marcate. Le proiezioni per il futuro indicano che, senza misure di contenimento, il cambiamento climatico potrebbe ridurre il rendimento scolastico fino al 10% entro il 2050 in alcune aree del pianeta.
Tra le strategie di adattamento analizzate, l’uso dell’aria condizionata risulta in grado di compensare fino al 73% della perdita cognitiva legata al caldo. Altre soluzioni efficaci includono una migliore ventilazione e tecnologie per il raffrescamento urbano. Tuttavia, l’accesso a queste misure è ancora limitato, in particolare per le comunità svantaggiate.
“Le tecnologie di raffreddamento devono essere rese accessibili a tutti gli studenti, non solo a quelli delle aree più ricche”, avverte Santamouris, evidenziando come la crisi climatica rischi di ampliare ulteriormente il divario educativo. “Lo stress da calore compromette l’equità educativa e limita il potenziale umano”, aggiunge.
Gli autori chiedono un intervento politico urgente, che integri la resilienza climatica nella progettazione delle infrastrutture scolastiche, ampliando l’accesso alle tecnologie di raffreddamento e sostenendo la ricerca sugli impatti cognitivi degli stress ambientali.
“Non si tratta solo di una questione ambientale, ma di un problema di giustizia sociale ed educativa”, conclude Vasilakopoulou. “Dobbiamo agire ora per proteggere il potenziale di apprendimento delle generazioni future”.