Un recente studio pubblicato su “JAMA Pediatrics” ha evidenziato che, nei neonati pretermine con dotto arterioso pervio (PDA) emodinamicamente significativo, il trattamento attivo entro le prime due settimane di vita è associato a esiti peggiori rispetto a una gestione dilazionata basata sull'osservazione. In particolare, questa meta-analisi di 10 studi clinici randomizzati ha rilevato un aumento del rischio di mortalità e di displasia broncopolmonare (BPD) moderata o severa nei neonati sottoposti a chiusura attiva del PDA rispetto a quelli trattati con un approccio più conservativo.
I dati analizzati provengono da studi pubblicati tra il 2010 e il 2024, con un’età gestazionale media di circa 26 settimane e un peso alla nascita di 874,7 g nel gruppo sottoposto a trattamento attivo e 897,7 g nel gruppo gestito con approccio dilazionato.
L’analisi ha coinvolto 2.035 neonati e ha evidenziato un’incidenza più elevata dell’outcome composito, comprendente mortalità entro le 36 settimane di età post-concezionale o prima della dimissione ospedaliera e BPD moderata o severa, nel gruppo sottoposto a trattamento attivo rispetto a quello gestito con approccio dilazionato (56,2% vs 50,8%; RR 1,10; IC 95% 1,01-1,19; P=0,02). Il tasso di mortalità entro le 36 settimane di età post-concezionale risultava più alto nei neonati sottoposti a trattamento attivo (14,3% vs 11,2%; RR 1,27; IC 95% 1,01-1,61; P=0,04), mentre l’aumento della BPD moderata o severa non era statisticamente significativo (47,4% vs 43,3%; RR 1,08; IC 95% 0,95-1,23; P=0,25).
Per decenni, la gestione convenzionale del dotto arterioso pervio (PDA) nei neonati pretermine si è basata sull’uso di inibitori delle prostaglandine per favorirne la chiusura, con ricorso alla legatura chirurgica nei casi di insuccesso farmacologico. Dagli anni 2000, tuttavia, si è osservato un cambiamento verso trattamenti meno aggressivi per PDA, poiché, nonostante il successo parziale della chiusura farmacologica, non sono stati dimostrati altri benefici conclusivi. Inoltre, i farmaci impiegati comportano effetti avversi significativi. Studi precedenti hanno evidenziato tassi elevati di chiusura spontanea del PDA nei neonati con peso alla nascita pari o superiore a 1.000 g.
Gli autori evidenziano che la legatura chirurgica del PDA comporta rischi significativi e non garantisce necessariamente un esito favorevole. Tuttavia, nei reparti di terapia intensiva neonatale, i neonati con peso inferiore a 1.000 g continuano a essere sottoposti abitualmente a trattamento per PDA emodinamicamente significativo, nonostante le evidenze di non inferiorità dell'approccio dilazionato.
Lo studio ha rilevato un aumento non significativo della leucomalacia periventricolare nel gruppo sottoposto a trattamento attivo rispetto a quello gestito con approccio dilazionato (5,7% vs 3,5%; RR 1,50; IC 95% 0,98-2,30; P=0,06). Tuttavia, la differenza di rischio tra i gruppi è risultata significativa, favorendo l'approccio dilazionato (differenza di rischio 1,8%; IC 95% 0,4%-3,2%; P=0,01). Non sono state riscontrate differenze statisticamente significative negli altri outcome secondari, tra cui emorragia intraventricolare, retinopatia della prematurità ed enterocolite necrotizzante.
JAMA Pediatr. 2025 May 27:e251025. doi: 10.1001/jamapediatrics.2025.1025.