I disturbi mentali rappresentano una delle principali sfide sanitarie e sociali per l’Italia, con costi stimati in 20 miliardi di euro annui e perdite complessive per oltre 63 miliardi di euro legate alla ridotta produttività, all'assenteismo e alla disoccupazione di lunga durata. Oggi, l’Italia investe il 3,4% della spesa sanitaria in salute mentale, una quota ancora insufficiente a garantire un’adeguata risposta ai bisogni della popolazione. Sono i dati presentati nel rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia”, realizzato da Angelini Pharma in collaborazione con The European House – Ambrosetti e presentato presso il Ministero della Salute. Secondo il rapporto un aumento dell’investimento fino al 5% della spesa sanitaria genererebbe benefici economici diretti e indiretti per 10,4 miliardi di euro. In termini di ritorno sull’investimento, per ogni euro speso in salute mentale, il Paese ne guadagnerebbe 4,7.
Tuttavia, solo il 57,9% delle persone con disturbi mentali riceve un trattamento adeguato. L’insufficienza di risorse e servizi territoriali rappresenta un grave ostacolo alla diagnosi precoce e alla presa in carico dei pazienti, con un impatto economico e sociale significativo.
"La salute mentale è una priorità che va oltre l'individuo, influenzando famiglie, aziende e coesione sociale, con un impatto sull’intero Sistema-Paese", ha dichiarato Sergio Marullo di Condojanni, CEO di Angelini Industries. "Investire in salute mentale significa investire in innovazione, inclusione e produttività."
Anche Daniela Bianco, Partner di The European House – Ambrosetti, sottolinea il valore strategico di questi investimenti: "I risultati dimostrano chiaramente che investire 1 euro nella salute mentale genera un ritorno di 4,7 euro. Tuttavia, con l’Italia ancora al di sotto dei livelli raccomandati di investimento, è fondamentale agire subito per colmare questo divario e garantire risultati migliori per persone e società."
Il Prof. Alberto Siracusano, Direttore della Scuola di Psichiatria dell’Università Tor Vergata, ha sottolineato l’importanza di un approccio olistico: "La risposta a questa sfida dipende dall’impegno collettivo. Serve un modello di intervento che risponda ai bisogni della popolazione in tutte le fasi della vita, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili."
La salute mentale non è solo una questione sanitaria, ma un investimento cruciale per la crescita socioeconomica del Paese. Lo studio "Headway®" evidenzia come un aumento degli investimenti in quest’area possa portare benefici significativi per i pazienti, le loro famiglie, il mondo del lavoro e l’intero sistema economico. Ora più che mai, è necessario un cambio di paradigma che metta la salute mentale al centro delle politiche pubbliche e della programmazione sanitaria.