In totale nel 2022 in Italia sono state notificate 65.661 interruzioni volontarie di gravidanza. Il numero assoluto è aumentato del 3,2% rispetto all'anno precedente, maggiormente per le donne straniere (+4,9%) rispetto alle italiane (+2,9%). Si conferma anche l'aumento del ricorso alle Ivg da parte delle minorenni (pari a un tasso di 2,2 per 1.000), registrato già nel 2021 rispetto al 2020, pur restando il tasso di abortività delle under 18 "inferiore a quello dei Paesi europei con analoghi sistemi sanitari". E per la prima volta in assoluto nel 2022 c'è stato il sorpasso delle Ivg farmacologiche, effettuate con mifepristone associato o meno a prostaglandine o con sole prostaglandine, rispetto a quelle chirurgiche effettuate con isterosuzione o raschiamento (52% contro il 46,6%). È la fotografia scattata dalla Relazione del ministro della Salute sull'attuazione della legge 194
Nel documento ci sono diversi dati. Viene evidenziato l'aumento del tasso di abortività (5,6 Ivg per 1.000 donne di età 15-49 anni residenti in Italia, in crescita del 5,1% rispetto al 2021) e del rapporto di abortività (166,6 Ivg per 1.000 nati vivi, +4,8% rispetto al 2021), in controtendenza con lo storico trend in calo. "La raccolta dati successiva - scrive il ministro Orazio Schillaci - consentirà di stabilire se si tratta di un dato isolato, limitato a questo particolare anno (come avvenuto per un aumento registrato nel 2004), o se fa parte di un nuovo, diverso andamento delle Ivg rispetto alla costante diminuzione riscontrata dal 1983".
Nella relazione si approfondiscono poi le dinamiche che hanno permesso il sorpasso dell'aborto farmacologico su quello chirurgico, che potrebbe essere avvenuto per effetto della "maggiore applicazione da parte delle Regioni di quanto stabilito dalla circolare del 12 agosto 2020 del ministero della Salute - Aggiornamento delle 'Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine'". Quanto al trend osservato fra le minorenni, nel documento si evidenzia che "è il risultato del contemporaneo aumento delle Ivg delle under 18 italiane e della diminuzione di quelle straniere".
L'aumento delle Ivg, rilevato nel 2022 rispetto al 2021, ha interessato tutte le aree geografiche del Paese, con l'eccezione dell'Italia insulare dove è rimasto stabile. A livello regionale il tasso di Ivg è rimasto invariato in Piemonte e Friuli-Venezia Giulia ed è leggermente diminuito in Sardegna. Quanto alle fasce d'età, nel 2022 i tassi di abortività più alti riguardano le donne tra i 25 e i 34 anni, come negli anni precedenti. E tutte le classi di età presentano un aumentato ricorso all'Ivg, tranne quelle comprese tra 40 e 49 anni che mantengono il tasso stabile. La percentuale di donne nubili che ha effettuato un aborto volontario nel 2022 presenta un lieve incremento rispetto al 2021 (61,3% contro 59,5%), il 49% risulta occupata (dato in lieve aumento). Il 41,4% delle Ivg è stato effettuato da donne senza figli, valore in aumento rispetto al 40,2% del 2021. Mentre la percentuale di interruzioni di gravidanza effettuate da donne con precedente esperienza abortiva continua a diminuire e nel 2022 è pari al 23,3% rispetto al 24% del 2021.
"I tempi di attesa per eseguire l'intervento risultano in diminuzione, pur persistendo una variabilità fra le Regioni - osserva il ministro - Si registra un aumento delle Ivg entro le prime 8 settimane di gestazione, a seguito dell'aumentato uso della tecnica farmacologica in epoca gestazionale precoce". Per il rilascio della certificazione necessaria alla richiesta di Ivg, anche nell'anno considerato risulta prevalente il ricorso al consultorio familiare (43,9%), rispetto agli altri servizi. Segue per frequenza il servizio ostetrico-ginecologico dell'ospedale (34,3%) e il medico di fiducia (19,6%). L'89,7% degli interventi è stato eseguito negli istituti di cura pubblici, il 3,8% nelle cliniche convenzionate autorizzate, il 5,6% negli ambulatori pubblici e lo 0,3% nei consultori. Il 90,2% delle Ivg è stato effettuato senza necessità di ricovero ordinario.
Quanto ai dati sull'obiezione di coscienza, si rileva un calo negli anni del numero di Ivg medie settimanali a carico dei ginecologi non obiettori a livello nazionale (0,9 IVG medie settimanali per ginecologo non obiettore). "L'analisi dei carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore non sembra evidenziare particolari criticità nei servizi di Ivg - conclude Schillaci nella relazione - Alla luce di tali dati, eventuali problematiche nell'offerta del servizio Ivg potrebbero essere riconducibili all'organizzazione regionale del servizio stesso, e non alla numerosità del personale obiettore".