Un nuovo studio suggerisce che le ondate di calore potrebbero raddoppiare o addirittura triplicare il rischio di fibrillazione atriale (AFib), una forma di aritmia cardiaca, soprattutto per le persone con un cuore già debilitato. La ricerca ha coinvolto oltre 2.000 partecipanti negli Stati Uniti, selezionati per dispositivi cardiaci impiantati con monitoraggio continuo dell'attività cardiaca. Nello specifico, la maggior parte degli arruolati era affetta da obesità e tutti presentavano una funzione cardiaca compromessa, con muscoli del cuore che faticavano a pompare sangue in modo efficace.
I risultati hanno evidenziato che, quando la temperatura esterna raggiungeva i 39 gradi Celsius (102,2 gradi Fahrenheit), la probabilità di sperimentare un episodio di fibrillazione atriale era 2,66 volte superiore rispetto a temperature comprese tra 5 e 8 gradi Celsius (41-46,4 gradi Fahrenheit). Tale rischio aumentava a 2,87 volte quando la temperatura raggiungeva i 40 gradi Celsius (104 F) e arrivava a 3,09 volte a 41 gradi Celsius (105,8 F).
I ricercatori hanno inoltre osservato che gli eventi di fibrillazione atriale sono risultati meno frequenti tra le ore 00:00 e le 7:00 del mattino, mentre si verificavano più spesso durante le ore lavorative standard (8:00-17:00) e nei giorni feriali rispetto ai fine settimana. Questi dati, riportati da Reuters health, saranno presentati durante il meeting dell'American Heart Association (AHA) che si svolgerà a Chicago dal 15 al 18 novembre.
Il portavoce dell'AHA, il dottor Sanjay Rajagopalan della Case Western Reserve University di Cleveland, che non ha partecipato allo studio, ha dichiarato a Reuters che " con l'aumento della prevalenza della fibrillazione atriale nella popolazione, dovuto all'invecchiamento e alla diffusione dell'obesità, potrebbe essere necessario affrontare anche il problema delle alte temperature”. Rajagopalan ha inoltre aggiunto che "gli individui vulnerabili che vivono in aree a rischio con temperature significativamente elevate dovrebbero considerare questi risultati e adottare le dovute precauzioni".
Cristoforo Zervos